Che lavoro fa Greta Thumberg? E tutti gli altri prodi condottieri che navigano verso una zona di guerra in cerca dell’incidente a tutti i costi con Israele ? Lasciamo stare i quattro parlamentari italiani, che percependo un lauto stipendio possono permettersi questo ed altro, ma vi siete mai posti questa domanda: chi può consentirsi 60 giorni per organizzare, salpare le ancore e incrociare le acque del Mediterraneo fino alle coste mediorientali? Possibile che nessuno di questi “volenterosi” abbia uno straccio di occupazione? O forse sono tutti liberi professionisti (e se anche fosse, dovrebbero avere studi e occupazioni con rendite milionarie)? Tutti vincitori del Superenalotto? Tutti ricchi ereditieri?
E allora, vi dicono niente queste sigle? Global Movement to Gaza, Freedom Flotilla Coalition, Maghreb Sumud Flotilla e Sumud Nusantara? Chi si nasconde dietro queste sigle, e da dove arrivano i dindi? Smettiamola, una volta per tutte, con la favoletta dell’autofinanziamento. Le bugie hanno sempre le gambe corte, e pian piano sta finalmente venendo fuori la verità: al netto dei pochi, pochissimi boccaloni che si sono imbarcati in buona fede e credono ancora a Babbo Natale e ai bebè portati dalla cicogna, ebbene a bordo delle oltre 40 imbarcazioni c’è gente finanziata dal gruppo jihadista H@mas.
Lo stesso movimento ha dichiarato: «Chiediamo di mobilitare tutti i mezzi per sostenere la Global Flottilla diretta a Gaza». Jihadisti, altro che pacifisti. Eppure i boccaloni che si bevono tutti hanno creduto alla bugia della missione umanitaria. Senza arrendersi nemmeno quando la Chiesa ha proposto una soluzione e il presidente della Repubblica Mattarella ha invocato una mediazione. Vogliono che ci scappi il morto.
Resta la domanda iniziale su Greta Thumberg. La nullafacente, la disoccupata con rendite nascoste sempre pronta a cavalcare le cause perse. Greta, ma chi ti paga?