di Giuseppe Crimaldi

Fingendo di dimenticare che lo sciopero è uno strumento che nasce per i diritti del lavoro, oggi Cgil, Usb ed altre sigle hanno indetto uno sciopero di 24 ore “per Gaza”. Una giornata che paralizzerà ovviamente l’Italia e penalizzerà solo ed esclusivamente i pendolari, i ragazzi che devono raggiungere la scuola, la produttività, il turismo: senza minimamente intaccare e nemmeno scalfire i destini della Striscia.

E dunque è l’ennesima mossa propagandistica di un sindacato incapace di lavorare su temi interni ben più scottanti: dalle morti bianche sui luoghi di lavoro alle crescenti difficoltà di ogni italiano di far fronte al carovita, al rinnovo della contrattazione, alle lotte contro i licenziamenti selvaggi, al caporalato nelle campagne. Meglio sarebbe stato scendere tutti in piazza per chiedere l’adeguamento dei salari all’inflazione, no?

Ma loro preferiscono “bloccare tutto” (noi italiani siamo bravissimi a scimmiottare i francesi, senza tuttavia avere la loro forza propulsiva dei cugini d’oltralpe), alla faccia dei diritti costituzionalmente protetti alla mobilità e negati per volontà di una troika che dovrebbe sempre essere al fianco dei più deboli. E chi se ne fotte, tanto a pagare sono gli altri (i boccaloni che aderiscono allo sciopero, perdendo una giornata di lavoro in busta paga, e i fruitori del servizio pubblico che devono spostarsi). Una deriva pericolosa, quella di decidere l’astensione dal lavoro per motivi gravi e delicati come una guerra in corso. Molti di questi pacifisti fulminati sulla via di Gaza poi li conosciamo bene: sono i cantori del “No”: gli stessi che sfilavano nei mesi scorsi – mentre la Russia preparava i suoi attacchi cyber contro l’Europa e mostrava i muscoli alle frontiere con l’Est – con gli striscioni “No Putin-No Nato”. Il partito del no, su tutto.

Semplice, troppo semplice poi ricordare che Landini & Co. ben prima di oggi non siano pervenuti per mobilitare le masse dei lavoratori con tanta virulenza e per cause altrettanto nobili: i civili massacrati in Ucraina, le vittime innocenti della altre 54 guerre sparse per il mondo, la fame nel mondo, i diritti delle donne calpestati in Iran e Afhanistan. Eccetera eccetera.

C’è chi giustamente la butta in burla: pare che in queste ore la Casa Bianca abbia aperto la “Situation Room” per seguire passo passo quest’ultimo fronte di crisi mondiale, mentre le Cancellerie di mezzo mondo stiano decidendo se far alzare nei cieli i loro jet a protezione della flottilla che naviga verso Gaza. A Gerusalemme sono molto preoccupati: questo sciopero proprio non ci voleva, rischia davvero di far terminare le ostilità. Convocato ad horas il Gabinetto di guerra.

Barzellette a parte, è tutto veramente molto triste, e a ben pensarci già scritto. Israele fuori dalle mostre cinematografiche, fuori dai consessi di cooperazione accademica e scientifica; fuori dall’Eurocontest musicale, fuori fuori fuori. Via, via via. Scusate: ma non è quello che chiedono gli amici di Hamas: “Palestine from the river to the sea”?

4 thoughts on “L’inutile sciopero che non aiuta nessuno

  1. Ottimo articolo che racconta il pensiero di quelli che sono “silenziosi”, ma che sono comunque tanti

  2. siete una manica di pagliacci voi israeliani. vi auguro di passare quello che fate passare ai palestinesi. siete delle merde dovete morire #FREEPALESTINE

  3. l’autore è quel noto scribacchino de il mattino mandato da il mattino che sul giornale di napoli fa un compitino da dilettante facendo grossolani errori. un agente scedente provocatore. un pirla.

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