di Antonella Celletti*

Pacifisti in piazza per Gaza? Via, fate il piacere di non offendere l’intelligenza delle persone. In piazza non ci sono i pacifisti ma gli odiatori degli ebrei, quelli che vorrebbero la cancellazione di Israele e del suo popolo dalla cartina geografica, dal fiume (Giordano) al mare come affermano apertamente con slogan e striscioni. Ancora una volta è evidente che la manifestazione organizzata a Cesena non c’entra nulla con la pace, perché se fosse così i manifestanti dovrebbero chiedere ad Hamas di deporre le armi e di rilasciare gli ostaggi ancora vivi. La manifestazione non punta neppure all’autodeterminazione degli arabo-palestinesi, né alla creazione di uno stato democratico arabo-palestinese perché, in questo caso, dovrebbero riconoscere che Hamas è colpevole di aver ridotto Gaza in un ventennio un campo di guerra, usando i miliardi di dollari di aiuti umanitari giunti in questi anni da istituzioni e stati esteri (compreso Israele) per costruire tunnel, dotarsi di un enorme arsenale, pagare stipendi ai terroristi e rimpinguare i conti correnti dei loro leader, oltre a servirsi della popolazione come scudo.

I manifestanti non vogliono neppure due popoli-due stati, perché se fosse questo l’obiettivo della manifestazione dovrebbero riconoscere che Israele nel 2005 si è ritirata da Gaza unilateralmente proprio in vista di una pacificazione che Hamas e gli arabi-palestinesi hanno rifiutato. L’obiettivo delle manifestazioni per Gaza, organizzate dalla sapiente propaganda propal, è chiaramente la scomparsa di Israele, per motivi ideologici, per l’odio nei confronti delle democrazie liberali occidentali di cui Israele è l’avamposto in medio oriente, per l’atavico antisemitismo che oggi sta travolgendo ogni ragione generando veri mostri. Non si manifesta per la pace perché se fosse così si dovrebbero prendere in considerazione anche le molteplici oggettive ragioni di Israele. Con slogan e bandiere si inneggia al completamento dell’opera di distruzione dello Stato ebraico, sia quella portata avanti con le armi da Hamas e dai suoi sodali (vedi Hezbollah e gli Houthi), sia quella di demonizzazione e di de-umanizzazione orchestrata dai media e dagli organismi nazionali e internazionali infiltrati da ideologie anti-semite e manifestamente schierati contro la civiltà occidentale e le democrazie che ne sostengono i valori. Israele rappresenta per i gruppi pro-pal e per certe forze politiche e sociali il ‘cancro’ da estirpare, un ostacolo al ritorno di un califfato islamico sull’intero medioriente. Non a caso gli Stati arabi più avanzati, che hanno intrecciato rapporti con lo Stato ebraico, si guardano bene dal sostenere Hamas e gli arabi-palestinesi di Gaza cresciuti nell’odio. Pur su diverse legittime posizioni, si dovrebbero usare lucidità, sapienza e intelligenza per confrontarsi su un tema tanto complesso. Appare invece evidente che queste manifestazioni puntano solo a creare caos e sobillare i gruppi più violenti, come si è già visto. Sembra di essere tornati indietro di anni, solo che oggi è peggio perché si stanno innescando dinamiche più pericolose. Di qui l’invito a non ascoltare slogan e propaganda, ma di informarsi da fonti obiettive sui fatti e in particolare sull’organizzazione terroristica di Hamas che ha iniziato questo conflitto, non voluto da Israele, compiendo intenzionalmente, il 7 ottobre 2023, il più brutale, osceno e numeroso massacro di civili inermi, bambini, giovani, donne, anziani ebrei dopo la Shoah.

*Presidente Associazione Italia-Israele di Cesena

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