L’attuale sforzo diplomatico dei membri della comunità internazionale per riconoscere uno Stato palestinese senza il consenso di Israele è mal concepito e costellato di errori e pericoli. Innanzitutto, ha bloccato i recenti progressi verso un accordo di cessate il fuoco e di scambio di rapiti a Gaza nel momento in cui i leader di Hamas hanno immediatamente realizzato che, pur inasprendo le loro richieste, avrebbero comunque ottenuto lo status di Stato. Esso ha anche abbandonato i rimanenti rapiti israeliani nelle crudeli mani di Hamas, che sta deliberatamente lasciando morire di fame quelli rimasti ancora vivi.

Questa campagna fuorviante, se continuasse, potrebbe compromettere gravemente anche la pace e la stabilità in Medio Oriente ed erodere il consolidato diritto internazionale che nei tempi moderni ha servito bene la comunità internazionale delle nazioni. Inoltre, segnerebbe un netto e problematico allontanamento dal duraturo consenso internazionale secondo il quale il conflitto israeliano palestinese si risolve al meglio mediante trattative dirette tra le parti stesse.

Un simile riconoscimento unilaterale dello Stato palestinese in questo momento è fallimentare per molteplici ragioni:

1) Sulla scia dei massacri terroristici del 7 ottobre, esso costituirebbe un premio per il terrorismo di Hamas e un gesto grottesco e insensibile di fronte alle peggiori atrocità commesse dall’Olocausto contro lo Stato e il popolo ebraico.

2) I palestinesi non soddisfano i criteri per la statualità, non avendo un’autorità unica e unificata che effettivamente controlli i territori da loro rivendicati. L’Autorità Palestinese è piena di corruzione e ha perso la sua legittimità agli occhi della maggior parte dei palestinesi, mentre Hamas è una milizia radicale ed irredimibile che non dovrebbe ricevere in nessun modo alcuna legalità. Inoltre, l’Autorità Nazionale Palestinese continua a rifiutare l’esistenza di Israele come Stato ebraico, come dimostrano i suoi organi di stampa ufficiali e i suoi libri di testo che negano ancora apertamente il legittimo posto di Israele nella regione e indottrinano le generazioni future all’odio e alla violenza contro Israele, rivelando così le loro vere intenzioni.

3) La spinta a riconoscere lo Stato palestinese nelle attuali circostanze dimostra una profonda ignoranza sulla divisione interna di ruoli attualmente presente nella politica palestinese. Sebbene ancora complice di atti di terrorismo, l’Autorità Nazionale Palestinese ha in gran parte optato per la lotta legale volta a delegittimare Israele e garantire uno stato palestinese in tutta la storica Terra di Israele, mentre Hamas ha scelto di restare sulla strada della “resistenza armata”, ovvero del terrorismo e della violenza. Concedendo il riconoscimento di uno Stato palestinese nel mezzo del prolungato conflitto innescato dai massacri del 7 ottobre, la comunità internazionale sta dicendo ai palestinesi che il terrore e la violenza portano risultati e rafforza così Hamas nei confronti dell’Autorità Nazionale Palestinese, ritardando gli sforzi di pace forse per generazioni.

4) Israele ha sui territori contesi un diritto legale e storico e un’istanza di sovranità superiori rispetto ai palestinesi, i quali furono debitamente riconosciuti attraverso decisioni vincolanti della comunità internazionale presso la Conferenza di Sanremo del 1920 e nel Mandato britannico in Palestina adottato dalla Società delle nazioni nel 1922.

5) Concedere il riconoscimento di uno Stato palestinese senza il consenso di Israele non violerebbe solo gli accordi di Oslo del 1993, di cui furono testimoni molte delle nazioni che ora stanno considerando il riconoscimento, ma romperebbe anche con decenni di risoluzioni vincolanti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite basate sul solido principio dei negoziati bilaterali diretti. Una simile violazione rappresenterebbe un serio tradimento della fiducia di Israele e sacrificherebbe la santità degli accordi internazionali sull’altare dell’opportunità politica.

6) Una mossa del genere farebbe deragliare gli sforzi di pace e destabilizzerebbe la regione, dando ai palestinesi false speranze di poter ottenere unilateralmente il loro Stato, al di fuori dei colloqui bilaterali e diretti con Israele.

7) Le nazioni europee che sostengono questa iniziativa diplomatica violano la consuetudine dell’Unione Europea sulle principali questioni di politica estera di agire solo sulla base del consenso, in quanto diversi Stati membri dell’UE si oppongono fermamente a questo sforzo.

8) Alcune nazioni che stanno prendendo in considerazione questa mossa lo fanno per dei loro ristretti interessi interni, come la Francia che sta cercando di placare la crescente minaccia di elementi islamici radicali all’interno dei suoi confini.

9) Questa campagna per il riconoscimento di uno Stato palestinese è una risposta debole e irresponsabile all’attuale ondata di antisemitismo globale e non farà altro che alimentare questa piaga sociale che dilaga in tutto il mondo e che tutte le nazioni devono affrontare adesso con coraggio, non con codardia.

Invitiamo la comunità internazionale ad abbandonare questo attuale mal consigliato sforzo diplomatico volto ad imporre lo Stato palestinese su Israele e a concentrarsi piuttosto sull’immediata necessità di concludere un cessate il fuoco e un accordo sul rilascio dei rapiti che affronti anche la futura amministrazione di Gaza. Un tale accordo deve includere il ritorno in sicurezza di tutti i rapiti israeliani da Gaza, vivi e morti, insieme al disarmo e all’esilio assoluto di Hamas.

Invitiamo inoltre i cristiani di tutto il mondo ad agire e pregare in linea con questa posizione morale e di principio e in particolare a rivolgersi alle loro comunità e ai leader nazionali in merito agli errori e ai pericoli del riconoscimento unilaterale di uno Stato palestinese. Il momento di pregare fedelmente per la pace di Gerusalemme e di parlare con coraggio contro l’antisemitismo e per una pace giusta fondata sulle verità e sui principi biblici è adesso.

PER MAGGIORI INFORMAZIONI, si prega di contattare:

David Parsons

Vice Presidente Senior & Portavoce

International Christian Embassy Jerusalem

P.O Box 1192 – Jerusalem, Israel 9101002

E: david.parsons@icej.org


La sede italiana dell’Ambasciata Cristiana Internazionale di Gerusalemme (International Christian Embassy Jerusalem) è membro della Federazione Associazioni Italia-Israele.

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