OUSITAN PER ISRAEL
Ospitiamo volentieri, e facciamo nostro sottoscrivendolo, l’appello dell’associazionismo occitano in Italia.
Noi, esponenti a vario titolo della cultura e dell’associazionismo occitano in Italia, esprimiamo la nostra solidarietà a Israele e al suo legittimo e democratico governo.
Contro una vasta campagna di delegittimazione e di disinformazione – che dall’ONU e dalla Corte Penale Internazionale arriva alle grandi agenzie informative e addirittura al nostro piccolo territorio di lingua occitana – intendiamo precisare quanto segue.
Hamas ha usato per 20 anni un enorme flusso di finanziamenti (provenienti anche dagli USA e dall’Unione Europea) non per sviluppare l’economia e la società di Gaza ma per armarsi fino ai denti e per costruire la più estesa (e costosissima) rete di tunnel esistente al mondo, con lo scopo dichiarato ufficialmente di distruggere Israele e di “uccidere tutti gli ebrei”.
Poi è arrivato il 7 ottobre 2023, con 1200 ebrei trucidati, scannati, stuprati, squartati, tra l’entusiasmo e l’esultanza della “popolazione civile” di Gaza. Israele non poteva che entrare in guerra, non solo per liberare le centinaia di innocenti trascinati nell’inferno di Hamas, ma per difendere il proprio diritto all’esistenza, perché in nessun paese al mondo i cittadini accetterebbero di rimanere sapendo che in qualsiasi momento possono essere vittime di un simile pogrom. Chiunque sostiene, anche all’interno di Israele, che c’erano altre strade al di fuori della guerra non sa quello che dice. Nessuno stato al mondo avrebbe accettato una trattativa, poiché essa sarebbe stata il segnale che il massacro del 7 ottobre poteva essere ripetuto e ampliato. Gli ostaggi israeliani sarebbero stati torturati e martirizzati per decenni nei tunnel di Gaza, usati mediaticamente per esaltare le masse islamiche e liberati solo in cambio del sostanziale suicidio di Israele.

Ma la guerra a Gaza è complicatissima, perché si tratta di una delle zone più densamente popolate al mondo, perché i terroristi non hanno una divisa e si confondono con i non combattenti, e perché Hamas usa costantemente la popolazione civile come scudo. Dunque questa guerra ha provocato e continua a provocare un alto numero di vittime civili (sebbene inferiore a quelle provocate dai russi in Ucraina). Quante esattamente? Ci si fida ciecamente di un fantomatico “Ministero della Salute” di Gaza, cioè della propaganda di Hamas – e del canale televisivo Al Jazeera che trasmette dal Qatar, ovvero dal principale finanziatore di Hamas – e si omette che la maggiorana dei morti sono terroristi. Qualcuno ha mai accusato (a posteriori) di genocidio la Gran Bretagna per aver raso al suolo intere città tedesche sul finire della Seconda Guerra Mondiale? E quando una decina di anni fa una coalizione iracheno-curda-americana liberò la città di Mosul (un milione di abitanti) dall’ISIS nessun “pacifista” europeo si scandalizzò per le vittime civili usate come scudo dello stato terroristico.
Ma con l’esercito israeliano – l’unico esercito al mondo che avvisa con un SMS gli abitanti di un isolato prima di bombardarlo, e che sposta la popolazione civile dalle aree dove i combattimenti sono più intensi – valgono altri pesi e altre misure. La vera causa delle sofferenze dei civili di Gaza è l’organizzazione terroristico-mafiosa Hamas, che colloca sistematicamente i propri centri militari sotto ospedali, scuole, centri per sfollati, e che attraverso l’indottrinamento e il ricatto ha reso complici delle sue nefandezze molti gazawi, a partire da medici, giornalisti, direttori di ospedali, “operatori umanitari”.
Questa guerra e le grandi sofferenze della popolazione di Gaza potrebbero finire in un momento, se solo Hamas restituisse gli ostaggi, vivi e morti, che ha rapito il 7 ottobre. Ma Hamas, come Hitler con i tedeschi, preferisce trascinare con sé i gazawi nell’apocalisse. È evidente a questo punto che il cancro di Hamas va estirpato per sempre da Gaza, non solo per la sicurezza di Isarele e di tutto l’Occidente, ma per sottrarre i palestinesi al fanatismo religioso e ridare loro una prospettiva di speranza.
Ma il governo Netanyahu, mentre molti paesi europei ipocritamente lo lasciavano solo, è anche riuscito, con una serie di operazioni spettacolari, a disarticolare la potente milizia para-militare di Hezbollah in Libano, creando in questo modo le condizione per rovesciare il dittatore Bashar al Assad in Siria, e infine a danneggiare gravemente gli impianti nucleari dell’Iran, un totalitarismo teocratico che ogni anno impicca migliaia di giovani dissidenti e di omosessuali, che umilia e opprime le donne, e che ha fatto dell’odio e della distruzione di Israele la sua vera ragion d’essere.
Noi, occitani, ricordando anche l’insegnamento di François Fontan, ci schieriamo con la libertà e la democrazia, valori della nostra civiltà occidentale che gli stessi paesi europei non sembrano più voler difendere. Ad altri lasciamo simpatizzare per il terrorismo, il fanatismo religioso, i dittatori, i nemici dei diritti civili. Dove sono costoro mentre avvengono guerre e oppressioni etniche di ben altra entità in Ucraina, in Darfur, in Sud Sudan, in Birmania, in Tibet? Dove erano quando nel 2023 più di centomila armeni sono stati deportati per sempre dal loro Nagorno-Karabakh?
Molti, da Macron a tante amministrazioni locali italiane, richiedono il riconoscimento dello stato palestinese. Un simile stato esisteva già, de facto, a Gaza, e si fondava su un solo obiettivo: la distruzione di Israele. Dunque uno stato per la popolazione araba di Gaza e della Cisgiordania potrà nascere solo quando accetterà di convivere pacificamente accanto a Israele. Il reciproco riconoscimento è la base, da sempre, per la convivenza tra stati confinanti.
Invitiamo dunque le amministrazioni comunali e le Unioni Montane dell’area linguistica occitana a non sottoscrivere iniziative contro lo Stato di Israele.
Diego Anghilante, scrittore e regista, direttore di “Ousitanio Vivo”
Gianpiero Boschero, studioso e saggista, presidente dell’associazione Lou Soulestrei
Fredo Valla, cineasta, scrittore, Premio Robert Lafont 2024 della Generalitat di Catalunya
Dario Anghilante, cantautore e attore, esponente dell’associazione Chambra d’Òc
Massimo Monetti, giornalista, Dronero