di Giuseppe Crimaldi
Chiediamoci una volta per tutte dove sia finita la ragione, il buon senso, l’idea di libertà e del diritto alla difesa di chi – all’alba di una mattina di ottobre – si è svegliato sotto un attacco atroce ed è stato massacrato, rapito e deportato non perché indossasse una divisa militare ma in quanto essere umano.
Domandiamoci perché, oggi, una furia mediatica che pianta i chiodi nelle carni di Israele tutta (non ho detto: del governo israeliano, ho detto di più) issandola tragicamente su una croce sacrificale prevale sul diritto all’esistenza degli ebrei nella loro terra, nel loro legittimo Stato; chiediamoci perché dalla stragrande maggioranza dell’opinione pubblica mondiale ancora dotata di un briciolo di umanità e intelletto le immagini di quell’abominio costruito sul sangue di esseri umani strappati nel sonno da un diavolo che si chiama Hamas siano state rimosse già qualche ora dopo il 7 ottobre. Come se nulla fosse successo. E interroghiamo la nostra coscienza: domandiamoci come avremmo reagito se nel piccolo angolo domestico, nella intimità sacra della nostra famiglia, nottetempo il nostro dirimpettaio o vicino di casa avesse sfondato la porta della nostra abitazione per derubarci, per violentare mogli e figli, per gasare in un forno i neonati, i nostri figlioletti, per poi finire il “lavoro” scempiando i nostri corpi decapitati.
Che cosa può avere determinato la perdita della ragione? La guerra che Israele ha mosso a Gaza? No di certo: l’esercizio del diritto all’autodifesa è uno dei cardini del diritto internazionale. Un presunto “accanimento” contro la popolazione civile gazawa? No: perché – senza certamente nulla togliere alle sofferenze inevitabili che ogni popolazione civile subisce da una guerra, che chi scrive non si permetterebbe mai di negare – il carico di immagini e di notizie faziose, gonfiate, e spesso anche false dovrebbero indurre a porci almeno più di un ragionevole dubbio.
Una precisazione, subito: se a questo punto della lettura qualcuno immaginasse che chi scrive è per la ragione delle armi come atto di forza prevalente sulla diplomazia, lo tranquillizziamo perché si sbaglia di grosso. Ma bisogna poi anche domandarsi con quale diplomazia si sarebbe potuta risolvere questa tragedia. Con quelli di Hamas? Con le inutili, interminabili missioni in Qatar? Affidandoci a qualche promessa di un candidato alla Casa Bianca che aveva garantito di chiudere i conti tra Israele e palestinesi in cinque giorni dopo la sua elezione? Sono domande talmente banali da apparire offensive per la ragione di chi legge. Eppure in questi interrogativi c’è la radice di ciò che stiamo vivendo in questi giorni, con il ribaltamento speculare di chi – vantando la ragione di un diritto essenziale, quello all’esistenza – viene fatto passare dalla parte del torto.
In questo brodo di coltura sguazzano allegramente (e sadicamente) i piranha che popolano la vasca della peggiore, famelica disinformazione. E sono tanti. Perché non ci sono solo le “pasionarie” dell’Onu modello Albanese (che in una sede istituzionale come il Parlamento italiano ha tenuto una conferenza seduta al fianco di un noto fiancheggiatore di Hamas). No, no: il branco è foltissimo. E i piranha che vorrebbero sbranare e divorare Israele hanno i denti affilati di certi editori, direttori di giornali, giornalisti, editorialisti, opinionisti, politici, sindaci, docenti, e sì – ma sì – mettiamoci pure gli idraulici e gli amministratori di condominio. A breve c’è qualcuno che andrà a battezzare i propri figli ammantati nella bandiera palestinese.
Perché Israele è diventato il “cattivo”. E con il governo sono assassini tutti gli israeliani e gli ebrei del mondo. Sol perché si vuole vedere riconosciuto il proprio diritto all’esistenza, che Hamas, e con esso quella teppaglia che inneggia all’epurazione degli israeliani “dal Giordano al mare”, non riconosce più. Si potrebbe poi aprire un capitolo tutto da scrivere sul perché due anni non siano bastati al governo di Netanyahu, alle forze speciali militari come ai servizi di intelligence di Gerusalemme per eradicare il cancro Hamas. Ma è un’altra storia, sulla quale presto torneremo.
Noi a questa logica non ci piegheremo mai. A costo di essere a nostra volta considerati i “cattivi” che non siamo mai stati. Ciò che offende di più, quello che oggi umilia ogni coscienza libera e indipendente dell’essere occidentali, figli dell’Illuminismo e della civiltà, è non capire tutto questo. D’accordo: il sonno della ragione genera mostri, ma vivere in contraddizione con la propria ragione è la morale più intollerabile.
Post scriptum: lo sdoganamento facile facile della formuletta “due popoli, due Stati” mettiamola nel freezer. Almeno fino a quando a governare ci saranno terroristi e tagliagole, con i palestinesi non può esserci nessun dialogo. Con il buonismo un tanto al chilo non si crea la pace.
Condivido parola per parola .
Dopo il 7 ottobre la questione palestinese è derubricata dalla agenda politica de facto. Se ne faranno una ragione anche gli antisemiti nostrani