Se il mondo crede a Hamas (o della realtà capovolta)

di Antonio Cardellicchio

Tutte le tensioni, contraddizioni, ostilità, calcoli elettorali, abbandono di valori e principi, viltà, demagogie populiste anti-popolari, vengono scaricate senza pietà sugli Ebrei, il capro espiatorio trimillenario dei mali del mondo.
La sola concessione fatta all’ebreo “buono”: lasciarsi massacrare, fare la pecora al macello, tacere e piagnucolare compassione.

Questo lo schema dominante da sempre che oggi ritorna, amplificato e avvelenato.
Il mondo crede ad Hamas senza battere ciglio, come per secoli e secoli ha creduto all’impero romano della crocifissione dei giudei, alla Chiesa antigiudaica degli Ebrei deicidi e delle conversioni forzate, al razzismo antisemita, a Hitler e a Stalin, alla Umma islamica.
Con un peggioramento netto e brutale, perché crede ad Hamas nel momento stesso in cui ha realizzato apici di disumanità antiebraica per cui non esiste linguaggio umano capace di descriverlo.

Ma che volete che accada, in un mondo che ha tra le idee dominanti la teoria della post-verità, che ha abolito i criteri di distinzione e demarcazione tra ricerca della verità e spudorata falsità.
Desolata la terra che racconta una realtà capovolta, che demonizza le vittime e giustifica ed esalta i carnefici. Che nega i massacri seriali dell’islam terrorista, pronti a ripetersi e ad accanirsi fino all’eliminazione dei colpevoli di essere nati e di vivere da Ebrei.

La guerra certo è terribile, peggiore anche di quella che appare nelle narrazioni delle anime belle del pacifismo. Ma la menzogna sistematica della guerra psicologica degli aggressori macellai, che accompagna e prepara la guerra fisica, è terribile e crudele almeno quanto i reali crimini di guerra. Come erano inscindibili le azioni delle SS e la guerra di propaganda di Goebbels, i carri armati cinesi e sovietici contro i popoli e la costruzione ideologica che li armava.
Le minoranze di verità hanno il compito coraggioso, severo, di non lasciarsi sommergere dagli oceani di odio e falsità, ed estrarre dalle macerie qualche punto di onestà.

Il nuovo universale antisemitismo attuale contiene una mostruosa novità.
Mentre l’antisemitismo degli anni ‘70 aveva come protagoniste minoranze di estrema destra ed estrema sinistra, quello presente rappresenta invece la corrente principale del politicamente corretto, la guerra psicologica dominante che manipola quasi tutta l’opinione pubblica.
Deve essere molto storto, intossicato e cieco, questo mondo odierno conquistato da un antisemitismo virulento dopo la più disumana e orrenda strage di Ebrei nella loro casa dopo la Shoah.

Il 7 ottobre gran parte dei massacrati, seviziati, stuprati, decapitati erano ebrei pacifisti, da quelli dei kibbutzim, dove avevano accolto con cordialità e fiducia palestinesi con il permesso di soggiorno come giardinieri e domestici, ignorando che facevano i delatori per Hamas, ai giovani del festival musicale Nova. Si trattava di israeliani del dissenso, che esercitavano una critica aperta dei loro governi, impegnati in una dialettica aspra, regolati da uno spirito critico.
Questo dimostra a chiunque non sia avvelenato dall’odio, che l’antisemitismo attuale è un puro razzismo antiebraico.

Le persone non disinformate e non inquadrate conoscono bene il fatto che l’autodifesa ebraica nella Striscia di Gaza, che sta smantellando l’apparato genocida del terrore, avverte sempre prima con messaggi in lingua araba la popolazione delle aree colpite. Perché Israele vuole salva la loro vita.
Mentre Hamas, in preda alla cultura dell’odio e della morte, con tutto il suo disprezzo per gli abitanti di Gaza – resi schiavi, affamati, scudi umani – li vuole martiri della jihad, cioè li vuole morti, e impedisce loro di sfuggire ai bombardamenti, e in certi casi li ammazza.
Una questione elementare, molto semplice, di senso comune, addirittura di buon senso: ve li immaginate voi, Hamas e il suo padrone iraniano, che il 7 ottobre avvertono prima gli israeliani delle loro intenzioni omicide-genocide?
Ecco la diversità radicale tra due mondi che il mondo vuole ignorare e occultare. In una malafede smisurata, di odio isterico.

Continua ad esplodere e ad espandersi il cancro inestirpabile dell’antisemitismo, con la ripetizione degli stereotipi: ebrei duri di testa, vendicativi, assassini rituali di bambini, eccetera. Nella comodità iperdemagogica di scatenare colpe inventate su una minoranza indifesa, di cui si ignora la voce. Anche la Shoah, come è noto, venne ignorata e favorita mentre accadeva, e gli Ebrei annientati nelle fabbriche della morte, nonostante la loro resistenza e alcune eroiche rivolte, vennero accusati perfino di essere delle “pecore al macello”.
Oggi invece esiste lo Stato di Israele, paese-rifugio ebraico, che non è sorto certo per mostrare la vittimizzazione degli Ebrei. È stato creato per porre fine alla loro vittimizzazione.
Questa è la grandissima colpa: l’Ebreo che ha imparato a difendersi. Evento inammissibile per il mainstream del mondo, perché pone fine agli stereotipi e l’Ebreo afferma la propria libertà esistenziale contro i piani di distruzione e di morte.
Qui sta il nodo.

Quel mondo che ha rinunciato alla libertà e dignità umana come principio costitutivo, diritto-dovere sacrosanto inalienabile, demonizza Israele che invece afferma questo principio. Il culmine del dovere della libertà è essere disposti al coraggio di dare la propria vita per esso.
Come fecero i giovani americani sulle spiagge di Normandia, gli eserciti alleati e i partigiani per la sconfitta e la capitolazione del nazifascismo.
Oggi, in una situazione tanto terribile, lo fanno i soldati di Tsahal, uomini di pace costretti alla guerra, che combattono in un inferno sotterraneo di odio e morte, tra mille insidie e agguati, con la regola della distinzione tra terroristi e civili schiavi dei terroristi, tra complici e vittime.

Dare la vita per la loro libertà e la nostra (come la Resistenza ucraina contro il banditismo terrorista del regime russo). Gli uomini di Tsahal agiscono per una speranza di pacificazione post-terrorista, di futura libertà araba. Lo fanno sul serio, senza paura, con grande coraggio, e meritano il riconoscimento e la gratitudine di tutti gli uomini liberi, dei democratici sinceri e coscienti del mondo intero.

One thought on “Se il mondo crede a Hamas (o della realtà capovolta)

  1. Condivido le considerazioni dell’autore di questo breve saggio. Ma non mi trovo d’accordo con l’accostamento alla guerra russo-ucraina perché i contesti sono nettamente diversi come anche i punti di partenza, gli attori coinvolti e le finalità. Purtroppo Hamas le bugie le sa raccontare bene; ha un apparato propagandistico eccezionale che bombarda più delle bombe atomiche. Internet ci bombarda con pressanti richieste di aiuto per i bambini di Gaza che stanno morendo di fame e sete… A queste menzogne galattiche abboccano in primis gli intellettuali che si dicono progressisti e ignorano la storia, le dottrine politiche, la cultura islamica (dietro al terrorismo di Al Quaeda, Fratelli Musulmani, Ezbollah, Isis e Hamas) la geopolitica storica. È poi normale che le persone con poca cultura diano credito a questi ‘professori’ a cui aggiungo molti giornalisti (ignorantissimi e vergognosamente schierati – quelli che credono anche ai Protocolli dei Savi di Sion).

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