di Giuseppe Crimaldi

In questi che sono tempi veramente difficili, nei quali le percentuali di elettori votanti crollano, gli strumenti democratici della libera manifestazione del pensiero e di manifestazione o vengono impediti o (come ormai quotidianamente succede) si trasformano in azioni violente, e mentre il principale sindacato italiano blocca il Paese per manifestare in sostegno di Greta Thumberg, ci mancano tanto due presenze.

Viene da chiedersi che cosa avrebbero detto, oggi, due giganti del pensiero alternativo rispetto a quello corrente: Pier Paolo Pasolini e Marco Pannella. Altro che analisti da operetta, commentatori che scaldano le sedie dei format televisivi, di certi giornalisti e docenti universitari con la divisa e l’elmetto d’ordinanza sulla testa. Nani e ballerine del mainstream.

(Pannella a una manifestazione)

“Essere democratici – disse Pannella – significa comprendere che i nemici di Israele non temono tanto le sue armi, quanto i suoi ideali e quelli di democrazia politica e sociale. Questi ideali sono i nemici più temuti da tutti gli altri regimi del Medio Oriente, senza eccezione, perché sono i soli che possono rendere liberi i cittadini, gli abitanti”. il pensiero di Pannella andrebbe scolpito nel marmo. Pannella era un autentico amico d’Israele. Il leader dei Radicali (dove sono oggi i suoi eredi?…) non le mandava a dire: “Voi conoscete l’uomo e la donna arabi e palestinesi solo se incontrano una pallottola israeliana; allora gli date almeno l’ onore della sepoltura, l’onore del riconoscimento. Dinanzi ai cittadini palestinesi, arabi, del Medio Oriente, che quotidianamente muoiono, assassinati dai loro regimi – sauditi, basisti di destra, di sinistra – dall’alleanza storica, forte degli sceicchi e del potere mediorientale, alleato delle grandi multinazionali del petrolio e di voi, sinistra più o meno comunista; dinanzi alla realtà curda, che non è solo quella turca, ma anche quella irachena e degli altri; dinanzi alla concreta vita delle donne e degli uomini sauditi, palestinesi, voi ve ne occupate solo se accade che la parte israeliana si scontri, a volte con gravi errori nei loro confronti. Vi accorgete dell’esistenza dell’umanità palestinese solo quando vi serve per denunciare il vostro continuo nemico di oggi, si chiami Stati Uniti d’America, si chiami Israele… dove sta scritto che l’Unione europea si rende garante degli Stati nazionali, della loro indipendenza e della loro conquista? Non esiste in nessun posto, oggi, scritto nei cuori e nella cultura, il diritto allo Stato nazionale ottocentesco: esiste quello dei diritti civili, politici, umani, nei confronti di qualsiasi autorità statale, centrale o centralizzata, e di questo non avete nessuna nozione!”. E molto altro ancora: oggi, fosse ancora vivo, avrebbe incenerito masse di propal un tanto al chilo, migliaia di studentelli scostumati e ignoranti con la kefiah al collo. Li avrebbe neutralizzati con la logica, con la parola e con la conoscenza.

(Pasolini a Gerusalemme)

Poi c’è Pasolini. Pasolini dimenticato, mai studiato e misconosciuto dalle generazioni di imbecilli di sola andata. Pier Paolo Pasolini espresse le sue idee su Israele, il mondo arabo e l’incapacità dell’Europa di difendere gli ebrei sulla rivista Nuovi Argomenti, diretta da Alberto Moravia, nel numero di aprile 1967: ma la sua lezione è attualissima. Leggete.

Scrive Pasolini: “Nel Lago di Tiberiade e sulle rive del Mar Morto ho passato ore simili soltanto a quelle del ’43, ’44: ho capito, per mimesi, cos’è il terrore dell’essere massacrati in massa. Così da dover ricacciare; le lacrime in fondo al mio cuore troppo tenero, alla vista di tanta; gioventù, il cui destino appariva essere appunto solo il genocidio (…)

Ma ho capito anche, dopo qualche giorno ch’ero là, che gli israeliani non si erano affatto arresi a tale destino. (E così, oltre ai miei vecchi versi, chiamo ora a testimone anche Carlo Levi, a cui la notte seguente l’inizio delle ostilità, ho detto che non c’era da temere per Israele, e che gli israeliani entro quindici venti giorni sarebbero stati al Cairo.) È dunque da un misto di pietà e di disapprovazione, di identificazione, e di dubbio, che sono nati quei versi del mio diario israeliano (…)

Ora, in questi giorni, leggendo l’Unità ho provato lo stesso dolore che si prova leggendo il più bugiardo giornale borghese. Possibile che i comunisti abbiano potuto fare una scelta così netta? Non era questa finalmente, l’occasione giusta per loro di “scegliere con dubbio” che è la sola umana di tutte le scelte? Il lettore dell’Unità non ne sarebbe cresciuto? Perché invece l’Unità ha condotto una vera e propria campagna per creare un’opinione? Forse perché Israele è uno Stato nato male? Ma quale Stato, ora libero e sovrano, non è nato male? E chi di noi, inoltre, potrebbe garantire agli Ebrei che in Occidente non ci sarà più alcun Hitler o che in America non ci saranno nuovi campi di concentramento per drogati, omosessuali e… ebrei? O che gli ebrei potranno continuare a vivere in pace nei paesi arabi?

Forse possono garantire questo il direttore dell’Unità, o Antonello Trombadori o qualsiasi altro intellettuale comunista? E non è logico che, chi non può garantire questo, accetti, almeno in cuor suo, l’esperimento dello Stato d’Israele, riconoscendone la sovranità e la libertà? E che aiuto si dà al mondo arabo fingendo di ignorare la sua volontà di distruggere Israele? Cioè fingendo di ignorare la sua realtà?”.

Ci sarebbe da aggiungere un terzo mostro sacro di giornalismo: Indro Montanelli. Ma presto scriveremo anche di lui.

One thought on “Grandezza e attualità di Pasolini e Pannella

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