di Giuseppe Crimaldi

Bisognerebbe rileggere i grandi classici del passato per comprendere meglio il presente. Su tutto Israele, sulla sua intera popolazione, sugli ebrei del mondo e su chi ebreo non è ma difende i valori dell’unica vera democrazia del Medio Oriente è stata fatta calare una cappa livida e un fiume d’odio inimmaginabile che ha sdoganato il neo-antisemitismo travestito da anti-sionismo.

Non passa giorno senza che nel mondo si registrino azioni, iniziative, messaggi terribili che suonano come un ostracismo su scala planetaria. Israele è il demonio e i palestinesi gli angeli del Signore. Il 7 ottobre è stato rimosso. Degli ostaggi non si cura più nessuno.

Ma restiamo agli ultimi giorni. Alla mostra del Cinema di Venezia due attori israeliani sono stati messi al bando, sol perché israeliani. A Ragusa un albergatore rifiuta la prenotazione di una turista israeliana con questa motivazione: “Se ritieni che il tuo governo stia agendo in modo appropriato, ti preghiamo di cancellare la tua prenotazione e prenotare altrove”; lo stesso è accaduto in Trentino, nel Veneto e in molte altre parti d’Italia. In Toscana una dottoressa e un’infermiera si fanno un video per ripudiare i prodotti farmaceutici israeliani “Teva” (salvo poi chiedere tardivamente scusa).

E a Napoli il comune ritira il patrocinio alla prima edizione del Festival “Falafel e Democrazia”, in programma il 14 settembre con la partecipazione dell’ex premier israeliano Ehud Olmert. E’ bastato leggere il nome di Olmert per scatenare la furia censoria di un consigliere di AVS, di chi evidentemente si ritiene il sommo sacerdote in grado di concedere patenti di moralità, lo scriba vendicatore delle ingiustizie del mondo. E così il patrocinio è stato ritirato: guai a dare la parola a un israeliano, chiunque egli sia. Perché le patenti di dignità appartengono ai propal, e a nessun altro.

Non c’è niente di meglio, allora, che rileggere le pagine dei Promessi Sposi. Ma sì: perché Israele, gli israeliani tutti, gli ebrei e i loro amici è giusto che restino nella fossa degli appestati. Nessun contraddittorio è ammesso, siamo di fronte al rovesciamento dei paradigmi della dialettica. Perché, come scriveva Manzoni, “il credere ingiustamente è strada a ingiustamente operare, fin dove l’ingiusta persuasione possa condurre.”

One thought on “Gli appestati e la colonna infame

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