di Ruben Della Rocca
In un paese, la Francia, alle prese con una seria crisi economica, politica e strutturale il suo leader Emmanuel Macron prova a distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica e ad ammiccare all’elettorato dell’estrema sinistra e della popolazione mussulmana annunciando il riconoscimento dell’Isola che non c’è, lo Stato di Palestina.
Mentre le famiglie e le aziende transalpine annaspano, soffocate dal debito pubblico e privato, con un calo della produzione e delle esportazioni che rappresentano un campanello serio d’allarme per la tenuta del paese, il presidente transalpino rilancia in politica estera ammiccando al mondo arabo nella speranza di trovare accondiscendenza per affari e investimenti.
Reduce da un 14 luglio, festa nazionale carico di tensioni e scontri di piazza causati proprio dagli immigrati di seconda generazione, con questo annuncio spericolato e in controtendenza rispetto alle politiche più caute degli altri leader europei Macron ricerca consensi proprio di quel mondo che tanti problemi arreca dí frequente in termini di sicurezza, ordine pubblico e pace sociale nel suo paese.
Come sottolineato giustamente dalla nostra leader Giorgia Meloni riconoscere ora, alle attuali condizioni, lo Stato di Palestina non solo sarebbe superfluo ma anche controproducente, in termini politici e pratici.Non è un caso che la stessa richiesta arrivi in Italia dai leader della opposizione,Conte e Schlein, anche loro in evidenti crisi di idee e argomenti politici interni e che entrambi puntano all’elettorato pro palestinese e woke come bacino di voti e consensi.Quale sarebbe lo stato palestinese da riconoscere?Con quale forma statuale e con quale sistema politico?Quali i confini del nuovo Stato di Palestina?Quali gli accordi con i vicini confinanti,in primis Israele?Quale potrebbe essere l’apporto dato alla “pace e alla sicurezza” come esorta da noi la Schlein e quale invece il premio concesso ai terroristi di Hamas di aver trovato un riconoscimento attraverso massacri,stupri e violenze?Domande che rimangono senza risposta perché risposta non c’è.
Un Macron che viene schiaffeggiato fisicamente dalla consorte e virtualmente dal presidente Trump che lo sbeffeggia pubblicamente dichiarando che “Macron e’un bravo ragazzo ma
le sue affermazioni non contano nulla”mettendolo in ridicolo.
Una proposta quella del premier francese che non trova riscontro nel dialogo a tre con il leader del Regno Unito Starmer e con il cancelliere tedesco Merz i quali ovviamente non si sbilanciano nel riconoscimento dello “Stato fantasma”.
Per arrivare veramente alla tanto auspicata soluzione “due popoli due Stati” intanto vanno riportati a casa gli ostaggi rapiti a Gaza,si cessino le ostilità con la demilitarizzazione di Hamas fino al suo auspicato scioglimento o comunque il suo indebolimento pressoché totale e poi,finalmente, si può potrebbe pensare a una conferenza di pace e ricostruzione che veda protagonisti ì paesi occidentali, USA in testa e i paesi arabi moderati e interessati a un futuro prospero per la regione, secondo la linea degli Accordi dí Abramo con Israele.

Le fughe in avanti di leader in difficoltà interne come Macron, numero uno di un grande paese come la Francia ma che usa la guerra di Gaza e la questione palestinese come arma di distrazione di massa, creano solo confusione e non danno alcun apporto alla pace. Semmai l’annuncio contribuisce rischia di legittimare e fomentare ancora di più quell’odio antiebraico che nel paese d’oltralpe ha già superato da tempo livelli di guardia.
Che la Francia abbia da sempre rapporti privilegiati nel mondo arabo derivanti dal suo passato coloniale non è un mistero e che Macron, da quando insediato aspiri a seguire le orme del celebre militare inglese Lawrence d’Arabia e’altrettanto palese,ma non sarà questo annuncio a risollevare le sue sorti politiche e quelle di una Francia che in questo momento ha bisogno di cure interne importanti.
Così come le opposizioni da noi dovrebbero mollare la presa della lacrima facile su Gaza e rendere più credibili e coerenti le loro politiche,attualmente deficitarie e senza costrutto.Il nostro paese,così come la Francia, meritano ben altro che non sceneggiate populistiche.
Fonte: Il Riformista