Da oggi iniziamo a presentare una galleria di personaggi che – dalle colonne dei giornali e soprattutto nelle trasmissioni televisive – illustrano un mondo rovesciato, arrivando a sostenere l’insostenibile, fomentando apertamente e allegramente l’antisionismo. Prima puntata: Ginevra Bompiani.
Ma perché David Parenzo (tu quoque, Parenzo) invita un giorno sì e l’altro pure Ginevra Bompiani all’Aria che tira? Potremmo capire se lo facesse la Gruber, ma Parenzo – dai – proprio no. Invece quel furbacchione che conduce la striscia mattutina de La 7 più seguita ci marcia. Fa audience. La invita sapendo bene di essere in disaccordo con le panzane che la prof spara a palle incatenate contro tutti, contro tutto, ma soprattutto contro l’Occidente e contro Israele.
Come ha sottolineato bene qualcuno (Il Giornale), nei discorsi di certa sinistra illuminata (o presunta tale) c’è sempre un “ma” di troppo. Un “però” che relativizza tutto. Sulle recenti manifestazioni anti-Israele nelle università, ad esempio, la giusta condanna alle modalità d’azione antidemocratiche dei collettivi studenteschi è stata accompagnata da incomprensibili note a margine in apparente contraddizione con l’iniziale convincimento. Esempio esplicativo: intervenendo a L’Aria che Tira su La7, Ginevra Bompiani ha dapprima biasimato l’intolleranza dei blitz negli atenei ma poi ha parlato anche di “metodo condivisibile“.
La scrittrice ha le idee chiare anche sull’immigrazione clandestina, ma attenzione: sta dalla parte sbagliata anche stavolta: “Gli scafisti sono dei poveri Cristi”, sue testuali parole. A metà strada tra una Greta Thumberg a dir poco stagionata e una pasionaria campesina col fucile e la baionetta, la signora Bompiani – scrittrice, traduttrice, fondatrice della casa editrice Nottetempo, figlia di Valentino, il creatore della storica Bompiani – è una di quelle femministe che lotta per i deboli e i derelitti del mondo. Peccato che non sia passata alla storia – al di là del pensiero radicalmente antisionista e antiamericano – per essere scesa in piazza a Teheran gridando “vergogna, assassini!” alle guardie rivoluzionarie iraniane che massacravano le ragazze senza velo d’ordinanza; né per essersi incatenata almeno una volta ai cancelli delle madrasse pakistane che predicavano la sottomissione della donna all’uomo; non si è vista nemmeno nelle piazze di Kabul mentre i talebani ripristinavano la lapidazione delle donne “adultere”. E tanto meno di lei si ricorda una parola dopo i pogrom del 7 ottobre al Nova festival e kibbutz dei dintorni: le sue ghiandole lacrimali non si sciolgono mai per ebrei e israeliani, ma solo per il popolo palestinese che si è macchiato del più terribile, odioso massacro di questo secolo.
Recentemente si è posta una domanda radicale: “Perché l’uomo occidentale è così distruttivo e punitivo?”. Un dilemma cartesiano di cui l’Occidente sentiva il bisogno. Ma la Bompiani è una sincera, reale e leale pacifista. È legittimo scendere in piazza a favore della Palestina e contro Israele? Su questa domanda si infiamma la discussione da Nicola Porro a Quarta Repubblica, su Rete 4, nella puntata del 16 ottobre. “Queste manifestazioni hanno un senso perché quello che ha fatto Netanyahu è molto peggio di quello che ha fatto Hamas”, ha tuonato la Bompiani, scatenando un ovvio caos in studio.
Prima si era scontrata con Alessandro Sallusti: “Reprimere delle libertà alimenta quelle libertà. Non vorrei però vivere in un Paese dove in nome della libertà si facciano manifestazioni che inneggiano all’Olocausto. Io credo le libertà vadano ad un certo punto compresse per l’interesse generale, non per l’illiberalismo, ma perché una comunità ha regole e principi dentro i quali, sia pure a maglia larga, bisogna stare perché sennò da quella comunità si esce”, spiega il direttore de Il Giornale. “Ci devono essere limiti in cui si deve stare”. La replica di Sallusti: “Stia a fare la calza”. Applausi e titoli di coda.
In queste ore la pasiunaria milaneisa ovviamente si schiera dalla parte degli ayatollah e contro Netanyahu., che è poi il suo vero chiodo fisso.
Che magnifica donna. Pensate dove si sia spinto il suo nobile afflato pacifista: nel marzo del 2024 arrivò a lanciare il seguente appello: “Dichiariamo uno sciopero mondiale contro la guerra. Per un giorno incrociamo le braccia. Per un giorno non si produce e non si consuma. Produciamo un danno economico come dieci guerre. Così il mondo si accorgerà che esistiamo, noi che vogliamo la pace”.
Il giorno dopo ci furono solo crumiri nei luoghi di lavoro.