Come già provato con Hamas e Hezbollah negli ultimi due anni, la destabilizzazione dell’Iran parte dalla decapitazione dei vertici militari. Il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha affermato che la maggior parte dei vertici dell’aeronautica militare dei pasdaran è stata eliminata mentre si trovava a una riunione in un centro di comando sotterraneo. Altri comandanti sarebbero stati eliminati in operazioni separate preparate da mesi da agenti del Mossad. Va prima specificato che le forze armate iraniane si dividono in tre rami: l’esercito convenzionale (detto Artesh, che conta 420mila soldati), i Guardiani della Rivoluzione islamica (ossia i pasdaran, 190mila membri cui si affiancano 450mila volontari, i basiji) e infine le forze di sicurezza interna (Lef, 200-300 mila).

Tutti e tre i rami fanno capo all’ayatollah Ali Khamenei, attraverso due uffici di coordinamento e controllo unificato: lo stato maggiore delle forze armate (Afgs) che si occupa della strategia militare, e il quartier generale centrale detto Khatam al-Anbia (letteralmente “il Sigillo dei profeti”, Kchq), responsabile delle operazioni in tempi di guerra. Ora sia il capo dell’Afgs, il generale Mohammad Bagheri, che quello del Kchq, il generale Gholam Ali Rashid, sono comparsi sin dalle prime ore nell’elenco degli uccisi confermati. Bagheri – praticamente il “numero due” della gerarchia militare dal 2016, aveva alle spalle una lunga esperienza di intelligence militare risalente agli anni della guerra contro l’Iraq, e aveva conseguito un dottorato di ricerca in geografia politica. Il duro colpo semina non poca confusione. In un primo momento, Khamenei ha nominato al suo posto “ad interim” l’ammiraglio Habibollah Sayyari, ma nel giro di due ore è arrivata la nomina di Abdolrahim Mousavi, che fino ad allora comandava l’Artesh. Il generale Rashid, classe 1953, ricopriva invece il ruolo di vice capo di stato maggiore delle forze armate ed era quindi da anni membro della prima catena di comando militare iraniana. L’uccisione di un terzo “pesce grosso” è stata confermata da subito. Si tratta del generale Hossein Salami, dal 2019 comandante in capo dei pasdaran per volontà di Khamenei dopo essere stato vice-comandante dello stesso corpo per i precedenti dieci anni. Classe 1960, Salami si era arruolato nelle fila dei pasdaran durante la guerra Iran-Iraq, quando era ancora studente universitario, ed era noto per le sue dure prese di posizioni contro i “nemici” dell’Iran. Al suo posto è stato nominato il generale Mohammad Pakpour, già comandante delle forze di terra dei pasdaran con una lunga esperienza alla guida di divisioni militari.

Solo in un secondo momento è arrivata la conferma dell’uccisione del generale Amir Ali Hajizadeh, Capo dal lontano 2009 dell’unità aerospaziale dei pasdaran e responsabile della ritorsione missilistica iraniana contro Israele dello scorso ottobre che gli è valsa una premiazione da parte della Guida suprema. Non ci sono conferme ufficiali sulle condizioni di Ali Shamkhani, uno dei consiglieri più stretti di Khamenei nonché ex segretario del Consiglio supremo per la sicurezza nazionale iraniano.
Secondo la tv di Stato iraniana, Shamkhani, che in passato aveva guidato i negoziati sul dossier nucleare con gli Stati Uniti, sarebbe rimasto gravemente ferito nell’attacco israeliano contro la sua residenza a Teheran. In serata, citando fonti iraniane, il New York Times ha annunciato la morte di Esmail Qaani, succeduto nel 2020 a Qassem Soleimani a capo della Forza al-Qods che funge da braccio operativo dei pasdaran all’estero, accusata di essere dietro diversi attentati anti-israeliani.

(Fonte: Avvenire)

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