di Antonio Cardellicchio*

Una riflessione post-25 aprile, visti gli eventi, le polemiche, i battibecchi, le violenze verbali e fisiche.
Per l’Italia ufficiale retorica museale, luoghi comuni, congelamento; nel dibattito osservazioni e contributi di studiosi e minoranze; per la piazza prevale tradimento e ribaltamento dei valori liberatori.

La memoria viva e il fuoco di libertà del 25 aprile, nei suoi valori permanenti, restano minoritari, confinati in legittime aspirazioni. Nelle celebrazioni ufficiali istituzionali si parla di attualità e si realizza l’inattualità. Negli apparati, la retorica antifascista copre una notevole continuità fascista, di centralismo burocratico, regolamentazione asfissiante, aspetti normativi irrigiditi, mentalità, fino all’ambigua e infelice “sobrietà” di un ministro. Larga parte dell’opposizione sventola la bandiera del 25 aprile, ma resta bloccata al 1945, con la mortificazione della memoria viva e lo snaturamento della sua attualità e potenzialità. La piazza è stata dominata da uno stravolgimento completo, con violenze verbali e fisiche, fino ad alcuni episodi di guerriglia urbana, con uno squadrismo fascista con etichetta antifascista militante, proprio contro quei nuclei di antifascismo vivo, permanente, democratico, liberale.

Falsificazione della Resistenza storica come arma politica contro la Resistenza e la Difesa della libertà dei popoli dal nazifascismo di oggi.
Il cuore della Resistenza del nostro tempo è dato dalla difesa dell’Ucraina dalla guerra di annientamento terrorista della Russia del regime criminale di Putin, e dalla difesa della Patria ebraica, cioè dell’Ebreo tra gli Stati, Israele, dalla guerra genocida, sadica, apocalittica del nazislamismo di Hamas, Hezbollah, Iran.
Un terrore antiebraico sterminazionista, quello del nazislamismo, che si rivela peggiore di quello hitleriano, perché quest’ultimo cercava di nascondere l’orrore dei suoi crimini mentre l’islamismo esibisce la sua illimitata feroce violenza, e il suo disegno di nuova soluzione finale per il popolo ebraico.
La retorica e la mentalità di “pacificazione” dell’amministrazione Trump significa una politica di potenza spartitoria con il regime di Putin, con un’aggressione politica all’Ucraina in un parallelo tragico con l’aggressione criminale russa. Un tradimento completo della storia americana di leadership democratica, di interventi a favore dei popoli, una storia che ha contribuito in modo determinante alla sconfitta del fascismo e del comunismo.
L’Unione Europea ha iniziato un tardivo e parziale risveglio, con i primi interventi difensivi di fronte alla pesante minaccia del fronte totalitario, dittatoriale, terrorista, con il ricatto atomico dei regimi russo e iraniano.

Nelle piazze, fanatici urlanti e squadristi neofascisti con insegne antifasciste esercitano la loro violenza a favore del nazifascismo di oggi. Attaccano e bruciano le bandiere dell’Ucraina, dell’Unione Europea, di Israele.
La Brigata Ebraica – eroico nucleo della guerra antifascista, base fondatrice delle attuali forze di autodifesa di Israele – continua ogni 25 aprile ad essere insultata e aggredita dalle bande dell’odio antisemita, che fingono di ignorare che nel 1945 una legione islamica combatteva a fianco delle SS, nel quadro dell’alleanza organica antisemita tra Hitler e il Gran Muftì di Gerusalemme, mentre allora tutte le classi dirigenti arabe erano filofasciste per i loro comuni obiettivi antiebraici e anti-occidentali.
Questo ultimo 25 aprile ha registrato una doppia apologia del fascismo: le bandiere palestinesi e di Hamas dei neofascisti filo-islamici, che hanno stravolto la giornata in senso antiebraico, e i veterofascisti mummificati che a Dongo hanno esibito i loro slogan e inni repellenti.

Con un minimo di verità storica e onestà intellettuale, la questione ebraica nel 25 aprile è e resta cruciale, è uno spartiacque ineludibile. La soluzione finale sterminatrice del popolo di Israele è stato l’asse, il principio ideologico strategico fondamentale della sovversione nazionalsocialista hitleriana, del suo razzismo biologico, della sua stessa ultrabarbara esistenza.
Gli urlatori-picchiatori di questo squadrismo neofascista con etichetta antifascista di questi giorni non si rendono conto, o fingono di non rendersi conto, di essere i continuatori del truce discorso programmatico di Benito Mussolini a Trieste, nel quale urlò che l’Ebraismo mondiale era il nemico mortale del Fascismo (era vero). In preparazione dell’eterna infamia del regime fascista e dello stato italiano, delle leggi razziste antiebraiche del 1938 a loro volta preparazione delle camere a gas per gli ebrei italiani.

Non è un caso che, tra le minoranze, quella ebraica è la più attiva e decisa nel sostegno ai valori permanenti del 25 aprile, lo è per una doppia fortissima motivazione che si chiarisce da sè. Tra i partigiani c’erano, ad esempio, Primo Levi, Emanuele Artom (che scrisse un bel “Diario di un partigiano ebreo”), il noto storico rabbino Elio Toaff, il padre dell’attuale rabbino di Roma Riccardo Di Segni, etc. Una recente ricerca nella Comunità Ebraica di Roma ha dimostrato l’ampia presenza di militari ebrei in tutte le truppe alleate.

La sinistra tradisce e ribalta la sua stessa auto-rappresentazione, quando criminalizza l’autodifesa di Israele dai piani nazisti islamici di nuovi e più estesi 7 ottobre, definisce resistenti i genocidi arabi e genocidi i difensori ebrei: senza autodifesa ebraica, è spianata la strada per una nuova Shoah.
La destra ha il gioco facile nel denunciare questa realtà, ma è in larga parte strumentale, perché una destra putiniana-trumpiana tradisce i valori patriottici che proclama: limita e ritarda gli aiuti all’Ucraina, che versa il suo sangue per la libertà propria e dell’Europa, conduce una politica rinunciataria ultra-moderata, nazionalista e provinciale in materia di difesa e politica estera dell’Unione Europea.
Più in generale, è proprio la retorica pacifista delle celebrazioni istituzionali che snatura lo spirito, la realtà storica, il valore permanente del 25 aprile.

Con evidenza, l’essenziale della liberazione dell’Iralia dal nazifascismo è stata opera degli eserciti alleati. Ma il contributo di partigiani e di una resistenza attiva e passiva di una parte del popolo italiano ha avuto un indubbio peso politico, difensivo e morale superiore al numero. Lo dice con chiarezza uno dei leader della Resistenza, capo di uno dei governi di coalizione antifascista, Ferruccio Parri:

“Rifiutiamo per noi le penne del pavone. Sono gli Alleati che hanno sconfitto il nazismo e la sua triste appendice. Dietro di essi abbiamo vinto anche noi. Non è stato un miracolo, ma è stato il riscatto di fronte al mondo ed all’avvenire dell’onore nazionale; e questo riscatto, pagato con il dono così grave del sangue più generoso,resta una cosa grande nella storia di un paese che pareva civilmente e moralmente paralizzato dall’inquinamento fascista.”

Sono state truppe anglo-americane, polacche, francesi, canadesi, australiane, neozelandesi, del Commonwealth (ricordate nel recente discorso del Re del Regno Unito, del Canada etc, Capo del Commonwealth al Parlamento italiano). Dobbiamo ripetere l’ovvietà che i partigiani erano armati, facevano la guerra partigiana con la tattica della guerriglia, con armi di fortuna, sottratte al nemico tedesco, fornite dagli aiuti degli Alleati. È stata sia una guerra di liberazione nazionale sia una guerra civile tra italiani, antifascisti e fascisti.

La realtà resistenziale si espresse in un’ampia pluralità, oggi riconosciuta dopo essere stata misconosciuta: azionisti, socialisti, comunisti, liberali, cattolici, monarchici. Recenti ricerche hanno documentato che questa pluralità non si limitava agli schieramenti generali (tipo le Brigate Matteotti dei socialisti, le Brigate Garibaldi dei comunisti, Giustizia e Libertà degli azionisti, le Fiamme Verdi dei cattolici) ma c’era una varia pluralità all’interno delle formazioni stesse: ad esempio un comandante delle Brigate Garibaldi era un cattolico dichiarato; un altro comandante aveva scritto sullo zaino “Viva Cristo Re, viva l’Azione Cattolica!”; gli ufficiali monarchici dettero un contributo essenziale per competenza militare. Soprattutto le adesioni avvenivano naturalmente per motivi immediati, locali, familiari, amicali, per un generico moto di libertà, per renitenza alla leva del regime di Salò, per sdegno verso gli orrori del nemico; invece minoritarie erano le adesioni partitiche. Ma questa molteplicità, varietà rende più viva e autentica la realtà resistenziale.
Oltre il determinante aspetto militare della liberazione, ci fu una resistenza civile: contadini che hanno dato rifugio e protezione ai militari alleati, giusti che hanno salvato vite ebraiche a rischio della loro stessa vita, scioperi operai, il ruolo attivo di molte donne, etc.

In generale, la liberazione dal nazifascismo è stata determinata da una lotta, da una guerra partigiana combinata alla grande guerra alleata condotta senza tregua e compromessi fino alla capitolazione finale del nazifascismo.
Il testo costituzionale ripudia la guerra di aggressione, contempla invece la guerra di difesa come inevitabile e giusta alternativa alla prima. Per questo sono conformi ai valori permanenti del 25 aprile tutte le guerre di difesa, in Europa e nel mondo, contro aggressori e invasori, mentre il pacifismo ideologico tradisce il 25 aprile a favore dei distruttori della pace.
I pacifisti del 2025 sono gli eredi degli irenisti del 1939 che manifestavano contro la Francia e il Regno Unito, che dicevano “Hitler non ci ha attaccato, perché dovremmo combatterlo?” e urlavano “Non vogliamo morire per Danzica!”. Gli irenisti che ricevevano la benevola attenzione di Hitler e ne ispiravano alcuni passaggi “pacifisti” dei suoi deliranti discorsi, alternati ai ricatti di guerra e terrore; i pacifisti del 2025 usano il ricatto atomico di Putin e la truffa di Trump per tentare di imporre resa e schiavitù a Ucraina e Israele. Un onesto pacifismo minimale dovrebbe chiedere il ritiro immediato delle truppe russe e mercenarie dall’Ucraina e la capitolazione di Hamas a Gaza, invece si agitano contro la difesa europea. Sono dunque dei bellicisti politici e ideologici, che nel loro furore antioccidentale agiscono da quinta colonna dell’aggressore o da campo di utile idiozia; alcuni sono di sentimenti pacifisti, ma nella loro cecitá sono strumenti della politica bellicista e schiavista del pericoloso fronte liberticida, totalitario e terrorista di Russia-Cina-Iran-Corea del Nord-naziislamisti.

I valori della pace e le possibilità di relazioni pacifiche sono affidate al coraggio della libertà, per una fermezza, deterrenza, difesa intransigente contro la mortale offensiva anti-democratica e il tradimento dell’amministrazione Trump.
Per prossimi 25 aprile, di memoria viva, per valori permanenti di libertà, di coraggio difensivo dal fascismo-totalitarismo-terrorismo di oggi, sola strada che può aprire a una pace futura.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna all'inizio