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Allarme attentati nel mondo, massima allerta

Quattordici parole e due righe che dicono tanto. “Non è detto che il peggio sia dietro di noi, giorni complessi ci aspettano”, dice il comandante dell’intelligence militare israeliana Aharon Haliva. Abbattuto il diaframma del consueto riserbo, chi veramente conosce piani e strategie del terrorismo islamico lancia un allarme che innalza i livelli di attenzione in tutto il mondo per il rischio di raid e attentati contro obiettivi israeliani. E stavolta il raggio di quell’allarme si estende anche al di là dei confini interni israeliani.

(Aharon Haliva)

Quasi in contemporanea, le agenzie di mezzo mondo battevano un’altra notizia. L’Ansa: “E’ stata chiusa, a quanto si apprende, la sede dell’ambasciata israeliana a Roma in via Michele Mercati, nei pressi di Villa Borghese. Come in altre sedi diplomatiche di Tel Aviv, l’allarme è scattato in seguito alle notizie su possibili attacchi in seguito al raid al consolato iraniano a Damasco. Sono circa 30 le missioni diplomatiche israeliane che sono state chiuse nel mondo nel timore di attacchi per le minacce iraniane in seguito al raid a Damasco, nel quale sono morti alti funzionari di Teheran. Lo ha riferito Haaretz, che ha citato una fonte diplomatica secondo cui le misure di sicurezza sono state accresciute in tutte le istituzioni israeliane nel mondo dallo scorso 7 ottobre”.

A ridimensionare parzialmente la notizia relativa alla sede diplomatica d’Israele a Roma è una fonte qualificata, che a “Italia Israele Today” ha dichiarato: “È solo una misura precauzionale, data l’allerta più elevata del solito. Ma è solo una chiusura fisica, non operativa. Quindi, si va avanti”.
Il premier Benjamin Netanyahu ha convocato ieri (giovedì 4 aprile) in serata il Consiglio di sicurezza a Gerusalemme, al termine di una giornata densa di preoccupazione e allarmi anche tra la gente comune. “Sapremo difenderci e agiremo secondo il semplice principio che faremo del male a chiunque ci farà del male o vorrà farci del male”, ha avvertito il primo ministro. “Per anni – ha aggiunto – Teheran ha lavorato contro
di noi sia direttamente sia attraverso i suoi emissari, e quindi Israele ha lavorato contro l’Iran e i suoi emissari, sia in modo difensivo che offensivo”.
Purtroppo quelle due righe del numero uno dell’intelligence militare israeliana confermano i timori di ciò che nelle prossme ore o nei prossimi giorni potrebbe accadere: una risposta di Teheran dopo il raid israeliano contro il consolato iraniano a Damasco è data per scontata da molti analisti e lo stesso apparato di difesa israeliano è convinto che avverrà. “Ci aspettano giorni complessi, non è detto che il peggio sia dietro di noi”, ha ammesso il capo dell’intelligence militare Aharon Aliva. Si apprende che le forze israeliane sono ben schierate in formazioni “difensive e offensive” e con una “protezione su più livelli e aerei in cielo 24 ore su 24”.


Haaretz segnala tre scenari di possibili rappresaglie: un attacco di droni o di missili da crociera direttamente dall’Iran diretti verso infrastrutture israeliane, l’ipotesi che pare meno probabile; intensi attacchi di missili dal Libano o dalla Siria attraverso gli Hezbollah e altre milizie sciite o ancora “attentati alle ambasciate israeliane”.

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