di Giuseppe Crimaldi
Non si può sperare nella bonaccia, in un mare calmo e senza vento, tanto loro fingono di salire sui velieri ma poi vanno a motore, che è sempre più comodo che cazzare una randa o sporcarsi le manine con l’olio del verricello. Non si può nemmeno sperare in un fortunale, e siamo i primi ad augurarci che non arrivi e che la crociera sia piacevole. E, soprattutto, appare inutile sperare in un ravvedimento tardivo, in un saggio ripensamento a invertire la rotta puntando la prua da dove sono partiti.
Udite udite, le flottille sono salpate! Eroici stuoli di coraggiosi pacifisti lasciano i porti italiani e spagnoli alla volta di Gaza. Sì, verso quella che è una pericolosissima zona di guerra, con un target: portare “aiuti umanitari” e sostegno morale (?) alla popolazione civile palestinese, sapendo bene che verranno tutti bloccati appena i navigli con il vessillo della pace che fa comodo a Hamas supereranno il centimetro delle acque territoriali israeliane. Gli eroici marinaretti aderiscono alla missione Global Sumud Flottilla.
Ci aveva provato Greta e i suoi fedelissimi gretini, e prima ancora un’altra missione. Adesso però è diverso: nei piani dei flottillari che inneggiano al motto “From the river to the sea” (leggi: Israele dev’essere distrutta, cancellata dalla carta geografica, e gli israeliani gettati in mare finché anche l’ultimo di loro affoghi) si sta per assaltare Israele con un’azione paramilitare che si fonda sul numero elevato di imbarcazioni e soprattutto sulla mossa non si sa fino a quanto “a sorpresa” legata all’aggressività concentrica dell’arrivo contemporaneo, che secondo loro dovrebbe mettere a dura prova la Marina israeliana. Bah.

Quel che spaventa di più è però un’altra cosa. E’ il malcelato senso del martirio al quale molti degli improvvisati marinaretti (a proposito: ma questi qua non lavorano mai per potersi consentire settimane di svaghi in mare, di cortei e sit-in in giro per il mondo?) sembrano essersi votati. Un martirio per Gaza. Per la serie: siam pronti alla morte. Dietro questa carica di discutibile ideologia c’è – naturalmente – l’odio per Israele e gli israeliani. E per gli ebrei tout court. Israeliani ed ebrei: gentaglia abominevole che da quasi tre anni si diverte a uccidere i civili palestinesi come a giocare a un wargame, con quei sadici ragazzi di Tsahal che si divertono ad ammazzare soprattutto i bambini, i vecchi e le donne, per poi abbeverarsi del loro sangue. Che luridi. Che delinquenti questi israeliani che si permettono di difendere il loro diritto all’esistenza e a vivere in pace, vero?
Ma torniamo alle flottille per Gaza. Siamo così sicuri che queste ciurme di invasati non stiano cercando l’occasione, lo spunto per far succedere quello che nessuno di noi si augura e che finora – grazie al cielo – non è mai accaduto? Un incidente. Non ci vuol nulla a scatenare un incidente. Qualcosa che stavolta potrebbe anche andare storto nell’esercizio legittimo di difesa della Marina israeliana che blocca decine di assaltatori. Nelle zone di guerra non si vanno a fare scampagnate con la scusa di portare aiuti umanitari: è già difficile quando questo riescono a farlo le organizzazioni specializzate, figuriamoci se a farlo sono certi fighetti pacifinti che la guerra nemmeno sanno cosa sia. Ecco: tra loro c’è sicuramente qualche mente invasata che è partita con il sacro fuoco di accendere una miccia pericolosissima, e ci auguriamo con tutto il cuore di sbagliarci. La voglia del martirio è contagiosa: almeno fino a quando poi gli israeliani ti bloccano e ti arrestano. Ricordate il faccino spaurito di Greta e dei suoi commilitoni mentre venivano portati a terra? E allora, buon mare a voi, ma fermatevi a Cipro e fatevi un bel bagno. Senza andare oltre.
ottimo articolo per i contenuti e per l’ironica scrittura!!!
Molto interessante questa lettura piena di argomenti importanti!