L’arte non può essere usata come maschera della propaganda né piegata alle campagne d’odio che invocano la cancellazione di Israele.

La Federazione Associazioni Italia-Israele aderisce e invita a firmare questo appello

L’arte non può essere usata come maschera della propaganda né piegata alle campagne d’odio che invocano la cancellazione di Israele. Chiediamo alla Mostra del Cinema di Venezia e alla Biennale di dire con chiarezza: i simboli culturali non possono diventare veicolo di antisemitismo e menzogna. La libertà creativa vive solo se fondata sulla verità, non sulla manipolazione. Firma anche tu l’appello: difendiamo l’arte, difendiamo la verità.


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Alla cortese attenzione della Triennale di Venezia

Pietrangelo Buttafuoco. Al direttore generale della Biennale di Venezia, Andrea Del Mercato. 

E dei direttori della Biennale

 Biennale Architettura: Carlo Ratti.

 Oggetto: ARTE E GUERRA ASIMMETRICA

Negli ultimi mesi la guerra asimmetrica non si è combattuta solo sul terreno, ma anche nello spazio dell’informazione e della cultura. Non bastano le armi: oggi la battaglia passa per immagini false, slogan manipolati, simboli piegati a campagne di odio. E spesso a farne le spese è Israele, bersaglio preferito di propaganda travestita da arte.
Abbiamo visto comparire, accanto al prestigio delle manifestazioni veneziane, segni grafici che deformano la mappa di Israele e ne negano l’esistenza. Abbiamo ascoltato cori e testi che rilanciano lo slogan “dal fiume al mare”, un messaggio che non lascia spazio all’ambiguità: la cancellazione di uno Stato, di un popolo. Non è critica, non è arte: è un’estensione ideologica del progetto di eliminazione del popolo ebraico che ha attraversato il Novecento, da Hitler a Stalin, e che ancora oggi viene evocato da leader estremisti. E sarebbe una ferita insopportabile se proprio Venezia, la città che ha inventato la parola ghetto come recinto per confinare gli ebrei, si macchiasse oggi di un secondo triste primato antisemita. Aiutateci a dire: mai più.

Per questo nasce Venice for Israel. Non per limitare la libertà artistica, ma per difenderla da chi la riduce a megafono del pregiudizio. Non per imporre un pensiero unico, ma per ribadire che esistono fatti e verità, e che travisarli significa consegnarsi alla propaganda.
Chiediamo che la Biennale, la più importante vetrina culturale italiana e una delle massime al mondo, assuma una posizione chiara: l’arte è libertà, e non può diventare copertura di menzogne e antisemitismo. La narrazione di un “genocidio a Gaza”, diffusa da Hamas e amplificata da reti di propaganda russa e iraniana, è un caso esemplare: un falso costruito a tavolino che trova spazio anche nei linguaggi culturali, fino a sembrare una verità acquisita.

Siamo convinti che la Mostra di Venezia possa essere il luogo in cui si distingue tra creazione e manipolazione, tra immaginazione e propaganda. Un luogo che restituisca agli artisti di tutto il mondo lo spazio di libertà che meritano, senza piegarsi al linguaggio dell’odio.
Con questo spirito chiediamo un confronto. E vi proponiamo di riconoscere il nostro logo: non un plagio, ma una risposta, un contrappunto a chi usa la grafica come arma retorica contro Israele.
Perché la libertà artistica non può esistere senza verità.

Comitato Venice for Israel
Free4Future

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11 thoughts on ““L’arte non è propaganda: parte l’appello a Venezia contro l’uso politico della cultura”

  1. Avete fatto benissimo. Il.mondo è sottomesso alla deformazione della realtà da al jazeera e hamas.Ribellatevi

  2. Indecente ormai siamo Eurabia aveva ragione la Fallaci il mondo sarà sottomesso a delle culture violente e terroristiche

  3. Questi artisti non sanno di cosa parliamo e sono di un ignoranza allucinante

  4. L’arte non deve fare parte di propaganda altrimenti è un ennesimo mezzo di terrorismo
    Roberta Papa

  5. L’arte è sempre lontana dal conformismo e deve essere libera dall’ingerenza di qualsiasi potere che voglia asservirla per scopi propagandistici

  6. L’arte è libertà, non ci devono essere censure. La propaganda antisemita è puro razzismo.Se un Paese viene messo all’indice dalle manifestazioni artistiche, si arriva a toccare il fondo più basso.

  7. Peccato che la propaganda abbia contaminato anche l’arte. Aprite gli occhi ARTISTI !!!

  8. La propaganda antisemita dei social a motivo del conflitto in Gaza ha messo in evidenza quell’odio antiebraico che era sopito nel cuore di molti: e gli effetti son sotto gli occhi di tutti!

  9. Uno Stato democratico come Israele non puó essere accostato o paragonato a un gruppo terroristico di facinorosi sovvenzionati da potenze islamiche che vogliono soltanto la distruzione di Israele per poter affermare il loro credo religioso che nega la libertà e l’autonomia delle loro popolazioni che sognano di poter avere la libertà e i diritti civili degli israeliani!

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