di Angelica Edna Calò Livne e Francesco Lucrezi
Forse, finalmente, potrebbe essere arrivato il momento in cui tu possa capire. Forse anche il tuo
senso di umanità potrebbe svegliarsi, guardando alcune immagini, ascoltando alcune grida, anche se
senti ancora l’impeto di chiudere gli occhi per non vedere… perché non credevi che eventi cosí
terribili potessero accadere nel nostro oggi. È già successo tante volte prima, ma hai sempre
preferito volgere lo sguardo altrove, rintanarti in pregiudizi e credenze popolari…
Ora, non ti chiedo di cambiare repentinamente idea, lo so, sarebbe chiedere troppo… ma cerca di
tornare per un attimo a te bambino, a te limpido e incontaminato… Solo per un po’, e ascoltami.
Per molti secoli, sono stato odiato, disprezzato, umiliato, torturato, ucciso perché, in tempi e luoghi
lontani, avrei ucciso Gesù. Gesù, che era carne della mia carne, uno della mia gente, spirito del mio
spirito. E lo avrei ucciso anche se ho vissuto mille anni dopo la sua morte di, a migliaia di
chilometri di distanza dal luogo dove ha vissuto lui! Ma ti pare possibile? Eppure, nel corso dei
secoli si è tramandata questa follia insensata, che ha segnato il mio popolo sparso per il mondo a
causa di nemici, di innumerevoli nemici. Ci hai creduto. Per te era la verità e non dire “no, non è
vero, non l’ho mai detto né pensato!”. Perché a diffondere quelle malvagità non erano i tuoi
progenitori, i tuoi antenati, i tuoi maestri, ma eri proprio tu, e solo molti secoli dopo hai
riconosciuto che non era vero. “Scusa, ho sbagliato, tu sei il mio fratello maggiore”, hai detto. Ma
molte persone sono state uccise e perseguitate per queste falsità, e tu lo sai.
Quando si odia, soprattutto a livello inconscio, la fantasia non ha limiti e insieme ad altri hai
inventato nuove accuse, nuovi stratagemmi per istigare folle inferocite contro di me, contro la mia
famiglia, contro i miei cari, deumanizzandomi, delegittimandomi, trasformandomi in un essere
spregevole da temere, da discriminare e ghettizzare. Hai raccontato che uccidevo bambini cristiani
per usarne il sangue nelle mie pietanze rituali: io, che aborrisco persino il sangue degli animali, che
non cucino la mia carne fino a che l’ultima goccia di sangue sia prosciugata… come sarebbe
possibile? Per rendere questa accusa ancora più macabra ed esecrabile hai coinvolto l’immagine dei
bambini, gli esseri più sacri nella mia tradizione. Hai inventato questa accusa mostruosa, ripugnante
e ci hai creduto. Hai aspettato qualche secolo, per ammettere che non era vero, ma oggi hai
ricominciato di nuovo, come se niente fosse mai accaduto prima, ad imbastire trame perverse di
bambini uccisi a migliaia, volontariamente, crudelmente e premeditatamente.
In passato, quando il tema religione si è esaurito, sono state inventate altre menzogne e tu hai
creduto a tutte. Agli occhi del mondo sono diventato “l’usuraio”: era uno dei pochi mestieri che mi
fosse permesso, ma tu hai voluto far credere che io facessi sempre e solo quello, per strozzare le mie
povere vittime. Quindi, non ho mai fatto il sarto, lo straccivendolo, il rigattiere, il cuoco, il fabbro, il
maniscalco. Può esistere un popolo che, durante tutta la sua millenaria esistenza, pratichi sempre un
solo mestiere? Non mi hai voluto mai vedere con il camice di medico o infermiere, come scienziato,
tipografo, operaio…. Mi hai disegnato col naso adunco e lo sguardo malvagio, mi hai mostrificato e
paragonato alle più spregevoli bestie…..Solo, come al solito, molto tempo dopo, hai capito che era
un’assurdità.
Avrai certamente letto queste parole, scritte da un grande conoscitore dell’animo umano, ma non ti
sei mai soffermato, probabilmente, a riflettere sul loro significato:
“Non ha forse occhi un ebreo? Non ha mani un ebreo? Organi, membra, sensi, affetti, passioni?
Non si nutre dello stesso cibo? Non è ferito dalle stesse armi? Non soffre per le stesse malattie, non
si cura con quegli stessi rimedi? Non è riscaldato o agghiacciato dallo stesso inverno e dalla stessa
estate come lo è un cristiano? Se ci pungete non sanguiniamo? Se ci fate il solletico non ridiamo?
Se ci avvelenate non moriamo? E… se ci fate un torto non dovremmo rispondere?”.
Poi si è detto che stavo elaborando un piano oscuro e segreto per dominare il mondo intero, che ero
rivoluzionario, comunista, anarchico, un sovvertitore dell’ordine costituito, che ero pericoloso. E
mentre si insinuava nei cuori e nelle menti altro risentimento verso di me, verso i miei figli e i miei
genitori, si diceva anche che ero uno sfruttatore capitalista, un avido banchiere, un ricco
commerciante, un accanito difensore dei miei odiosi privilegi di classe. È, vero, a volte sono anche
stato tutte queste cose. Esattamente come te. Ma è un po’ strano che fossi tutte queste cose opposte
contemporaneamente, non trovi? Eppure, ci hai creduto. Ti è stato facile e comodo crederlo, molte
di tutte queste insinuazioni sono state un elisir per la tua coscienza intorbidita.
Poi, ecco apparire nel firmamento dell’infamia una nuova parola: ‘razza’. Non è stata inventata solo
per me, è vero, è stata usata anche per umiliare e martirizzare persone dalla pelle nera, gialla,
comunque diversa da quella degli altri. Ma per me c’è stata la geniale fantasia di inventare una
razza tutta particolare, senza colore, senza nessuna caratteristica fisica. Una razza invisibile, che
celava però in sé quanto di più spregevole e intollerabile potesse esistere. Sono stato cacciato dalle
scuole, dagli uffici, dai giornali, dagli eserciti. E tu hai creduto che fosse giusto. Ora non lo dici più,
perché queste nefandezze sono passate di moda. C’è ancora chi le asserisce, è vero, ma è
considerato in genere fanatico e intollerante. Per te sarebbe imbarazzante stare in compagnia di
queste persone, e perciò dichiari che le razze non esistono.
A un certo punto, non è più bastato disprezzarmi, prendermi a calci, sfondare le porte delle mie
case, bruciare le cose e le persone che c’erano dentro. Si è deciso che dovevo essere eliminato
completamente, del tutto. Sono stato chiuso in vagoni piombati, sono stato asfissiato insieme ai miei
figli, ai miei genitori. Quella strana razza invisibile doveva scomparire. Tu sei stato d’accordo, o,
almeno, non hai mosso un dito per impedirlo. E questa è la cosa più grave: sei rimasto indifferente,
hai persino pensato “beh, se li trattano cosi un motivo ci sarà…se la sono cercata.”. Certo, quando si
uccide, si sventrano pance di donne gravide, si stupra e si fa a pezzi… un motivo ci sarà! E non dire
che non c’entri niente, che non eri ancora nato…. oggi stai dimostrando, in un modo inequivocabile,
che anche tu eri tra quegli osservatori silenziosi. Tra quelli che sono rimasti nell’ombra per inerzia,
per paura, per restare uniti al branco, per non essere respinti dalla maggioranza.
Poi sono accadute delle altre cose.
Coloro che avevano perpetrato tante nefandezze persero la guerra. E allora molti si dissociarono
dalla persecuzione nei miei confronti perché, come si sa, tutti vogliono saltare sempre sul carro del
vincitore e, per un breve tratto di storia, sono stato ai tuoi occhi una vittima innocente. Hai ammesso
che avevo subito delle ingiustizie. Hai scelto perfino un giorno speciale per ricordare la mia
tragedia. Hai pianto e deplorato insieme a me. Mi hai guardato come si guarda un amico, un tuo
simile. Incredibile!
Ma non è durato per molto.
La parte di me che è sopravvissuta è fuggita dalle terre del martirio e ha cercato rifugio in un luogo
lontano, quasi disabitato. Era la terra dalla quale provenivo millenni anni fa, dove era la mia casa.
Mi avevano strappato da quella terra e vi sono tornato per restarci.
Il ritorno alle mie origini, ai luoghi sacri che avevo costruito e curato amorevolmente, alla terra che
si era trasformata in deserto e la mia determinazione a riportarla all’antico splendore hanno
suscitato la rabbia di chi mi credeva ormai finito e i miei nemici si sono radunati nuovamente per
distruggere me e la mia nuova dimora, scatenandomi contro forze enormemente superiori.
Miracolosamente e con immensi sforzi, da parte mia e della mia gente, non ci sono riusciti, il
piccolo Davide ha resistito, da solo, all’aggressione di tanti immensi Golia.
E allora è stato elaborato un diabolico sotterfugio: in un pezzetto di terra accanto a me, è stata
relegata la parte di un popolo rifiutato da tutti i suoi fratelli (che parlavano la sua stessa lingua e
professavano la stessa religione) ed è stato fatto credere a quella gente e al resto del mondo che io
ero diventato il cattivo Golia e quello il piccolo Davide. Sai benissimo che questa situazione non
l’ho creata io, mi è stata imposta, ho cercato in tutti i modi possibili di risolverla, e mi è sempre
stato impedito. Il mondo ha convogliato verso questo piccolo nuovo Davide un immenso, morboso
sentimento di odio travestito da amore, mentre l’odio esplicito è stato riservato tutto a me, solo a
me. E tu hai goduto di questo, hai potuto di nuovo provare l’ebbrezza di odiare senza nessun freno,
nessun ritegno, nessun imbarazzo.
Paradossalmente il mondo ha sostituito il mio nome con l’identità di coloro che ottant’anni prima
mi mandavano nei forni crematori. Quelli morti nei forni sono dei santi, io, loro figlio, loro nipote,
sono un mostro perché ho reagito con tutta la mia rabbia verso chi ha sgozzato e fatto a pezzi i miei
cari, verso chi ha tagliato i seni di mia figlia con dei temperini, dopo averla stuprata decine di volte,
prima il padre, poi i figli, a volte anche dopo che era ormai morta, spezzandole le ossa del bacino
sotto i bestiali colpi di reni di mostri calati dal parapendio.
Ho reagito con forza quando mia moglie è stata bruciata viva legata al mio bambino, quando mio
fratello è stato fatto morire di inedia in nauseabondi tunnel sotterranei, quando gli hanno sparato
alla nuca con le mani legate dietro la schiena. Molti al mondo hanno dichiarato che la violenza di
quell’infausto giorno era la giusta o comunque comprensibile reazione del piccolo nuovo Davide
dopo 75 anni di “occupazione”. Ma quale occupazione?! Quella è casa mia, e anche l’Unione delle
Nazioni mi aveva assegnato questo fazzoletto di terra! Ma ora avrei dovuto stare fermo, immobile
di fronte alla violenza assassina, in attesa della prossima visita preannunciata di terroristi senza
anima e senza legge. Non avrei dovuto muovere un dito. Hanno detto questo, lo hai detto anche tu.
“Fermo! Non ti muovere!”.
Ti sei dimenticato che tutte le proposte di pace e di accordo (anche le più estreme e penalizzanti per
me) si sono sempre scontrate con un muro di eterno, granitico rifiuto, intrecciato a un mare di
menzogne e falsità.
Dopo quel sabato maledetto il mondo si è capovolto in modo inequivocabile e tu, come quasi tutti,
ti sei alleato a un’entità che è nata come veicolo di un feroce odio contro di me. Tu lo sai che uno
Stato del nuovo Davide, con ai suoi confini anche un solo cm quadrato di mia sovranità, non
sarebbe da loro mai accettato, stai difendendo i fautori dell’ennesimo pogrom nei miei riguardi –
forse il più terribile di tutti i tempi – e non capisci che condanni quel popolo a un presente e un
futuro di morte, sangue e disperazione.
Mi dici di non confondere tutto il popolo con i perpetratori del massacro. Giusto. Peccato però che
loro non facciano nulla, assolutamente nulla per mostrare una qualche distinzione. Nessun giusto ha
aiutato un ostaggio a fuggire, ha mostrato un briciolo di pietà, ha offerto a un prigioniero, di
nascosto dai carcerieri, un bicchiere d’acqua, e neanche una voce di condanna si è levata, in tutto il
mondo, da parte di quel popolo, neanche una.
Qui dove vivo, metà della mia gente, se non di più, scende in piazza ogni sabato per porre fine a
questa guerra lacerante e non voluta!
E allora diciamo la triste, cruda, terribile verità: tu preferisci quelle persone non certo “nonostante”
il cancro del terrorismo che li invade, ma proprio in quanto lama affilata con cui tagliare la viva
carne del mio popolo, come degni eredi della più feroce Inquisizione cattolica, dei più violenti
pogrom russi e ucraini, del peggiore sadismo nazista. Questo ripugnante finto amore è l’ultima
invenzione del camaleontico antisemitismo, che ha trovato il modo per odiarmi, come sempre, ma
senza neanche bisogno di pronunciare il mio nome.
Sappiamo benissimo, tu e io, che domani (magari tra qualche secolo) tutti riconosceranno la verità,
anche tu. Tutti riconosceranno che nessun popolo, nessun esercito, nessuno Stato, nel corso della
storia, si è sforzato, come me, di difendersi riducendo al minimo le sofferenze dei civili innocenti
dell’altra parte. Nei libri di storia di domani si leggerà che non è mai esistito, in tutta la storia
dell’umanità, un popolo e un Paese sottoposto a un odio feroce e disumano come quello a cui sono
stato e sono ancora sottoposto io. Tutti, anche tu, riconosceranno che non è mai esistito un esercito
che, nonostante la terribile prova e l’inaudita ferocia del nemico, sia riuscito a conservare altissimi
livelli di etica e di umanità, del tutto sconosciuti nelle guerre di tutti i tempi. Tutti, anche tu,
riconoscerete che tanti miei soldati hanno perso la vita per non rischiare di colpire un solo civile
innocente. E, quando non ci sono riusciti, io me ne sono sempre profondamente addolorato.
Sempre.
Finalmente ammetterai che io sono pace, che le mie preghiere invocano pace, i miei libri invocano
pace, il mio retaggio e il mio vero patrimonio spirituale è intriso di pace. Sai bene che, se non
fossimo stati brutalmente aggrediti, non avremmo mai imbracciato le armi! Capiranno, capirete,
capirai che io cerco di provocare meno vittime innocenti possibile, loro l’esatto contrario. Questo lo
capirai anche tu, lo ammetterai anche tu. E spero che non sia troppo tardi anche per te.
Hai sempre creduto ciecamente che avessi ucciso Gesù, hai creduto all’accusa dei sacrifici del
sangue e che volessi dominare il mondo. Le verità di ieri sono sempre false, quelle di oggi sono
sempre vere, in attesa, domani, di diventare anch’esse false. Non ti viene voglia di fermarti un
attimo, solo un attimo, per riflettere? Il problema è che tu non pensi mai al passato, e mai, mai, al
futuro. Sei chiuso nel tuo guscio di cieco odio, in un uovo partorito da un serpente immondo che
vuole che si viva sempre solo in un presente senza storia e senza memoria, che finge di non
conoscere il passato e il futuro, e ordina anche a te di non pensarci mai.
Per una volta dunque, una volta sola, di nascosto dal serpente, uscendo per un minuto dal suo uovo
velenoso, potresti provare a capire, con gli occhi puri di un bambino, che le bugie di oggi sono le
stesse a cui hai creduto ieri, per duemila anni? Vuoi provare a capire, per una sola volta nella tua
lunghissima vita, che la verità di domani non serve a niente?
Molte volte la campana è suonata a morte per me. Non voglio ricordarti, come fece quello scrittore,
che non si può mai essere sicuri “per chi suoni la campana”. Siamo esseri umani come te, con i
nostri contrasti e le nostre capacità, con i nostri errori e i nostri sogni e ti chiediamo una cosa sola:
cammina al nostro fianco e non contro di noi, potremmo insieme costruire, finalmente, un futuro
migliore e vivibile per tutti. Forse, un domani, la tanto abusata parola “pace” potrebbe ritrovare il
suo vero significato, e potremmo insieme coglierne i frutti.
Tu avresti un alleato che garantirebbe anche il tuo futuro, perché sai qual è la nostra più grande
risorsa, la nostra vera forza? È la speranza, una speranza inossidabile che dura da secoli. Una luce
che ci illumina la strada anche nei tunnel più bui costruiti per relegarci ed annientarci.
Questo è scritto in un libro che non è solo mio, ma anche tuo, di tutti:
Così parla l’Eterno: S’è udita una voce in Rama, un lamento, un pianto amaro; Rachele piange i
suoi figliuoli; ella rifiuta d’esser consolata de’ suoi figliuoli, perché non sono più.
Così parla l’Eterno: Trattieni la tua voce dal piangere, i tuoi occhi dal versar lagrime; poiché
l’opera tua sarà ricompensata, dice l’Eterno: essi ritorneranno dal paese del nemico;
E v’è speranza per il tuo avvenire, dice l’Eterno; i tuoi figliuoli ritorneranno nelle loro frontiere.
Ecco, siamo nelle nostre frontiere e aspettiamo che tutti finalmente vi ritornino. Anche tu. In te
stesso e nella tua umanità dimenticata.
Kibbùz di Sasa – Napoli, 11 ottobre 2024
(testo pubblicato da edizioni Sophèr, Teverola, 2024, la cui vendita è stata devoluta in beneficenza
a favore delle famiglie vittime del 7 ottobre. Pubblicato in questa sede su gentile concessione dell’Editore)
Un sentito ringraziamento a Maiana Corinaldi per la revisione del testo ebraico)