Operazione antiterrorismo a L’Aquila: smantellata una cellula che era pronta a commettere attentati. Tra i tre arrestati c’è anche Anan Yaeesh, il 37enne palestinese detenuto a Terni dopo essere stato fermato in seguito alla richiesta di estradizione presentata da Israele. A quanto apprende l’Adnkronos, i tre avevano il permesso di soggiorno per ragioni umanitarie. La cellula faceva opera di proselitismo e propaganda per e pianificava attentati, anche kamikaze, contro obbiettivi civili e militari in territorio estero. Tre palestinesi, residenti a L’Aquila, sono stati arrestati dalla polizia con l’accusa di associazione con finalità di terrorismo anche internazionale o di eversione dell’ordine democratico.

Anan Yaeesh, arrestato a L’Aquila

Prima la notizia, poi il commento. Stasera dall’Agenzia Giornalistica Italia rende noto che “in una lettera inviata oggi al ministro della Giustizia Carlo Nordio, Amnesty International ha espresso profonda preoccupazione per il procedimento di estradizione verso Israele attualmente in corso nei confronti di Anan Ya’eesh, un cittadino originario di Tulkarem, Cisgiordania, e legalmente residente in Italia. Amnesty International ritiene che, a causa della natura sistematica della tortura e degli altri maltrattamenti nei confronti dei palestinesi condannati o in attesa di giudizio nelle carceri israeliane, se estradato Anan Ya’eesh rischierebbe di essere torturato o sottoposto ad altri maltrattamenti. Se autorizzata – scrivono gli attivisti per i diritti umani – l’estradizione di Anan Ya’eesh violerebbe gli obblighi di diritto internazionale dell’Italia, in particolare il principio di non-refoulement (non respingimento), che sanciscono il divieto di trasferire una persona in un luogo dove rischierebbe concretamente di subire gravi violazioni dei diritti umani, quali sono la tortura e gli altri maltrattamenti. Il divieto di tortura e di altri maltrattamenti e l’obbligo di non respingimento, ha sottolineato Amnesty International, sono assoluti e non consentono alcuna eccezione, neanche per motivi di sicurezza nazionale”.

Un’attivista di Amnesty cestina gli appelli alla liberazione dei civili ostaggi nelle mani di Hamas

Amnesty (che si potrebbe chiamare “Amnesy” International per le troppe dimenticanze, i “non ricordo” e i “non prevenuti” in occasione dei massacri del 7 ottobre 2023), non si smentisce mai. E adesso prende le difese di un presunto terrorista pronto a colpire. Nulla di nuovo sotto il sole, si dirà. Amnesy, che con i suoi attivisti a Napoli si distinse per aver gettato nel rifiuto dei cestini i volantini che chiedevano semplicemente il rilascio degli ostaggi israeliani tenuti ancora prigionieri a Gaza, farebbe meglio a usare più cautela in questi che sono momenti difficili per tutti. E magari ad informarsi, prima di lanciare campagne in favore di soggetti pericolosi e violenti.

4 thoughts on “Ineffabile Amnesty: in difesa di un terrorista

  1. E’ veramente incomprensibile che non ci siano eccezioni al respingimento neanche per la sicurezza nazionale. Siamo oltre la follia! Amnesty è stata una dei più grandi fallimenti dell’ideale di difesa dei diritti umani!

  2. Il soggetto è accusato non di essere palestinese ma di far parte di un gruppo terroristico e inoltre con il compito di preparare attentati in paesi esteri. L’estradizione deve essere immediata verso un Paese, Israele che ha prove inoppugnabili del suo coinvolgimento in atti di terrorismo! Cosa si aspetta? Amnesy farebbe bene ad un ripasso del Diritto ! Vergogna

  3. Comincia a delinearsi una regia internazionale nei legami oramai sempre più frequenti tra organizzazioni pseudo umanitarie e reti eversive. Bisogna selezionare e sottoporre a frequenti verifiche le organizzazioni che si propongono obiettivi “umanitari”. Non basta dichiararsi self-made

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna all'inizio