di Pietro Lignola*


Apprezzo molto lo Stato di Israele e gli israeliani.
Israele è a mio avviso uno delle poche vere democrazie al mondo. A parte l’organizzazione, mi sembra fondamentale (quanto raro) il rispetto delle minoranze, ivi compresa quella musulmana che elegge propri rappresentanti in Parlamento. L’ordine pubblico funziona bene, nonostante le frequenti manifestazioni di violenza terroristica.
Il territorio di Gaza fu donato da Israele ai palestinesi. Costoro scelsero il governo di Hamas, che ha speso solo in armamenti, lasciando i cittadini privi di servizi essenziali, come fornitura di acque ed energia elettrica, per parte dei quali Gaza dipende da Israele. Sul piano internazionale Israele costituisce l’unico serio baluardo contro l’invasione dell’Occidente per opera dei musulmani, che peraltro proseguono nei propri piani di conquista anagrafica.

L’antisemitismo, oltre che violento e disumano, è anche stupido. Se mi chiedete perché preferisco un ebreo a un musulmano, la risposta è molto semplice: l’idea di passare accanto a un ebreo per strada non mi preoccupa, laddove l’incontro di un musulmano può essere pericoloso. La storia non ci racconta di alcuna guerra fra cristiani ed ebrei: e quando violenze ci sono state, sono venute sempre dai cristiani contro gli ebrei. Al contrario, i musulmani da quattordici secoli ci combattono e, se non li avessimo battuti a Poitiers, Vienna e Lepanto, ci avrebbero conquistato, sottomesso ed eliminato. La pirateria del Mediterraneo è sempre stata musulmana, mai ebrea. Il peccato contestato agli ebrei è sempre stato solo l’usura (vedi il personaggio di Shylock) e gli attuali antisemiti lo vedono perpetuato nei miliardari americani di razza semitica. Ma costoro non hanno nulla a vedere con la nazione di Israele, che è popolata da lavoratori capaci di redimere i deserti creati dagli arabi.
Al netto di sei nazioni (Giordania, Egitto, e dal 2020 Marocco, Emirati Arabi Uniti, il Bahrain e parzialmente il Sudan) gli arabi non hanno mai accettato lo Stato di Israele, al quale hanno mosso guerra, ogni volta e sempre che potevano. Essi vogliono un solo Stato fino al mare, previo sterminio degli israeliani. Gli israeliani dopo l’orrendo massacro del sette ottobre hanno dunque ottime ragioni per sterminare Hamas, Hezbollah e Huti.


Il termine genocidio è usato contro di loro in malafede o per ignoranza. Chi vuole un genocidio non informa i civili su dove lancerà le bombe. Genocidi sono stati commessi dai musulmani, come ad esempio quello degli armeni per opera dei turchi.


Un cenno all’assurda condanna di Nethanyahu. Non si comprende quale giurisdizione abbia quell’organismo nei confronti degli Stati che hanno aderito alla sua costituzione. Né la Russia di Putin né lo stato israeliano di Nethanyahu fanno parte di quegli Stati.
Ridicolo mi sembra poi che, a fronte di due esponenti del governo israeliano, sia stato inquisito un solo esponente di Hamas, peraltro deceduto da tempo; come se non fosse nota l’identità dei numerosi capi terroristici che hanno organizzato il massacro del sette ottobre.
Un’ultima notazione: il magistrato inquirente de L’Aia ha un cognome che finisce in Khan. A parte le sue pendenze giudiziarie, non mi sembra che questa sia una garanzia di equità.
*Magistrato, è stato presidente della Corte di Assise d’appello di Napoli ed è stato impegnato nei lavori della Commissione ministeriale per la redazione del nuovo codice penale.

One thought on ““Perché sto con Israele”

  1. Sono infinitamente grato, per queste riflessioni, che agiscono efficacemente contro la nebbia mediatica del nostro tempo.

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