IL RAPPORTO “SMASCHERARE LE ACCUSE DI GENOCIDIO: UN RIESAME DELLA GUERRA ISRAELE-HAMAS (2023-2025)” DEL PROF. DANNY ORBACH (STORICO MILITARE), DR. JONATHAN BOXMAN (ANALISTA QUANTITATIVO), DR. YAGIL HENKIN (ESPERTO IN GUERRA URBANA) E AVV. JONATHAN BRAVERMAN (PROFESSIONISTA DEL DIRITTO INTERNAZIONALE UMANITARIO).

PUBBLICATO DAL BEGIN-SADAT CENTER FOR STRATEGIC STUDIES (THINK TANK INDIPENDENTE E IMPARZIALE), RAPPRESENTA UNA CONFUTAZIONE SISTEMATICA DELLE ACCUSE DI GENOCIDIO MOSSE CONTRO ISRAELE DOPO IL 7 OTTOBRE 2023.

Struttura e Metodologia: Il rapporto si propone di valutare attentamente fonti primarie e secondarie per trarre conclusioni indipendenti sugli aspetti fattuali del conflitto. L’analisi è strutturata in otto capitoli che esaminano specificamente le accuse di carestia intenzionale, massacri deliberati di civili e bombardamenti indiscriminati.

CONFUTAZIONE DELLE ACCUSE DI CARESTIA

La ricerca dimostra che le affermazioni di carestia si basano su dati falsificati e citazioni circolari. Gli autori rilevano che le stime pre-belliche sui camion di cibo necessari per Gaza erano gonfiate: meno della metà dei camion previsti dalle agenzie ONU erano effettivamente necessari o consegnati. La produzione alimentare locale contribuiva minimamente all’apporto calorico totale. Nonostante il blocco temporaneo degli aiuti, i livelli di fornitura post-ottobre 2023 hanno spesso superato quelli precedenti il conflitto.

CONTESTO OPERATIVO E USO DI SCUDI UMANI

Il rapporto sottolinea come Hamas utilizzi sistematicamente la popolazione civile come “scudi umani”, integrando tunnel sotterranei nell’infrastruttura civile e usando ospedali, scuole e abitazioni per scopi militari. Questa tattica, volta ad aumentare le vittime civili per pressioni internazionali, rende Gaza “una delle sfide militari più complesse mai affrontate da un esercito occidentale”.

UCCISIONI DELIBERATE DI CIVILI

Pur riconoscendo possibili crimini di guerra individuali, la ricerca non trova prove di una politica israeliana sistematica di targeting civile. Solo 61 delle 50.021 vittime riportate dal Ministero della Salute di Gaza sono associate a reclami specifici di uccisioni intenzionali, spesso basati su fonti inaffidabili. Le affermazioni di medici volontari su uccisioni sistematiche di bambini vengono smentite dai fatti.

PRINCIPI DI DISTINZIONE E DI PROPORZIONALITA’

Gli autori non riscontrano prove di bombardamenti indiscriminati o a tappeto. L’IDF ha adottato misure precauzionali “senza precedenti nella storia militare globale” per minimizzare i danni collaterali. Le accuse di una “quota di convertibilità” per danni collaterali sono chiarite come calcoli operativi dinamici non rigidi, soggetti ad approvazione dell’alto comando. Le “zone sicure” indicate da Israele si sono rivelate effettivamente più sicure, con solo l’1,2% delle vittime riportate localizzate in tali aree.

INAFFIDABILITA’ DEI DATI DI GAZA

Il Ministero della Salute di Gaza, controllato da Hamas, è ritenuto inaffidabile. Documenti di Hamas mostrano che dal 2014 tutti i combattenti caduti vengono classificati come “civili innocenti” per gonfiare il bilancio delle vittime civili. L’affermazione che il 70% delle vittime siano donne e bambini è statisticamente errata anche secondo i dati dello stesso Ministero.

METODOLOGIE PROBLEMATICHE

La ricerca critica le metodologie delle organizzazioni umanitarie e delle agenzie ONU, spesso basate su testimonianze e dati politicizzati. Viene citato il parallelo con l’Iraq negli anni ’90, dove le stime di centinaia di migliaia di bambini morti per le sanzioni americane si rivelarono completamente false dopo il crollo del regime di Saddam Hussein. Questo fenomeno del “bias umanitario” illustra come le organizzazioni accettino rapporti allarmistici senza adeguata verifica.

FALLIMENTI ANALITICI RICORRENTI

Il rapporto identifica problemi metodologici sistemici: mancanza di valutazione critica delle fonti, “imbuto informativo inverso” che frammenta poche fonti di parte per creare l’illusione di un ampio corpus affidabile, “sindrome della cassa di risonanza” con rapporti che si auto-convalidano, e “sindrome dell’onere della prova” che assume l’inaffidabilità delle fonti militari israeliane mentre accetta acriticamente le affermazioni da Gaza.

PROPOSTE METODOLOGICHE

Gli autori propongono una metodologia più efficace basata su cautela, verifica e consolidamento dei dati da tutte le fonti (israeliane, palestinesi, internazionali) con un’indagine approfondita della loro credibilità. Esprimono preoccupazione per l’uso indiscriminato del termine “genocidio”, avvertendo che, se fosse applicato a ogni conflitto urbano ad alta intensità, perderebbe il suo peso legale ed emotivo, diventando uno strumento politico e minando il diritto internazionale umanitario.

Il rapporto conclude che, nonostante la tragica sofferenza umana a Gaza, non esistono prove credibili delle accuse di genocidio contro Israele, e che tali accuse si basano su dati manipolati, metodologie difettose e narrazioni politicizzate piuttosto che su un’analisi rigorosa dei fatti.

Il rapporto integrale in inglese lo trovate qui:

Debunking the Genocide Allegations:A Reexamination of the Israel-Hamas War (2023-2025)

One thought on “il “genocidio” smontato da un rapporto indipendente

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