SIAMO TUTTI UCRAINI

opinione di Antonio Cardellicchio

Orrore alla Casa Bianca! Senza precedenti nella storia americana.
Trump e Vance hanno delegittimato, calunniato, oltraggiato, provocato il presidente Zelensky, leader eroico della difesa di una nazione eroica in lotta tra la vita e la morte, per la sua nuda libertà esistenziale. E si sono allineati al regime criminale e genocida della Russia di Putin, per una cinica spartizione di aree di influenza con un catastrofico ribaltamento degli schieramenti.
Zelensky ha resistito con fermezza alle minacce e ai ricatti, e ha ottenuto l’ammirazione del suo popolo e dell’intero mondo libero.

I media e i portavoce del regime russo esultavano, ed esaltavano il presidente USA per il suo tradimento. A questo punto Trump e il suo vice Vance, distintosi come cane rabbioso nell’agguato mafioso, non sono più la presidenza legittima degli Stati Uniti, ma non si può calpestare il diritto internazionale e ribaltare la grande tradizione americana liberale, libertaria e federalista di Washington, Jefferson, Lincoln, Roosevelt, Kennedy e Reagan. Restano certo la presidenza legale, ma sono molto pericolosi per l’ordine-disordine mondiale e per gli stessi interessi strategici vitali degli Stati Uniti.

Gli Ebrei e gli Amici di Israele hanno a cuore la causa della libertà e dell’indipendenza dell’Ucraina. Alcuni mettono l’accento sulla differenza delle rispettive situazioni dell’Ucraina e di Israele, che naturalmente esistono. Altri, me incluso, credono che i due popoli e i due paesi abbiano la stessa causa. Esiste una ragione minima di solidarietà: la Russia della guerra terrorista d’annientamento dell’Ucraina è alleata con i peggiori nemici di Israele, e già questo non è poco. Poi c’è una ragione massima, ed è quella fondamentale e audace, cioè che l’Ucraina sta vivendo e realizzando con onore un grande risorgimento nazionale, che risulta esemplare rispetto alla crisi identitaria valoriale, autodistruttiva dell’Occidente e alla marginalizzazione museale della grande cultura occidentale.
Un sionista è un sostenitore appassionato della radice fondamentale della nascita di Israele come splendido rinascimento nazionale ebraico, ed è su questa base un sostenitore convinto di tutti i risorgimenti nazionali e delle lotte per la libertà e l’indipendenza di ogni popolo. Per dirla tutta, con chiarezza veritativa, i sionisti non si limitano a solidarizzare con l’Ucraina, ma si identificano con la causa dell’Ucraina.

Dunque, io ritengo che Trump e Vance sono legali ma non legittimi. La diversità tra legalità e legittimità si trova nella grande scienza politica realista. La prima si fonda su una maggioranza numerica, la seconda sui contenuti, la condotta, la coerenza, lo stile. Le azioni del duo non solo sono completamente sbagliate e barbare, sono illegittime proprio nell’ottica della tradizione americana che già di per se è eccezionale, con i suoi valori fondativi e permanenti: cultura della persona, diritti individuali e associativi, divisione del potere anche territoriale, il federalismo come fattore anticentralista e alternativo al potere assoluto. Con questi valori e comportamenti, la grande nazione americana ha contribuito in modo determinante alla capitolazione del nazifascismo e al collasso del comunismo, e aveva anche iniziato, pur tra contraddizioni e debolezze, a combattere il nuovo nazismo islamico, le autocrazie e le dittature di oggi.
Invece, il ribaltamento illegittimo di Trump-Vance rompe l’unità occidentale, l’alleanza atlantica, la vocazione e missione americana. Nega le alleanze occidentali e si allea con il regime autocratico, imperialista e invasore di Putin.

Un regime dai comportamenti fascisti e dalla continuità comunista, dai tratti mafiosi, fino all’uso della peggiore criminalità comune tolta dalle carceri e gettata sul fronte di guerra. Questo regime pretende l’annientamento dell’Ucraina attraverso una guerra totale, terrorista, efferata che distrugge le infrastrutture, gli ospedali pediatrici, le scuole, i musei, le chiese, che condanna il popolo ucraino al gelo e alla fame, che rapisce i bambini per russificarli, che si allea con l’Iran e la Cina, fino all’impiego di oltre diecimila soldati nord-coreani; che pratica la guerra ibrida contro l’Occidente e i paesi indipendenti, mentre in patria arresta, tortura e stermina gli oppositori con il veleno, il gelo siberiano e le defenestrazioni a catena, che insegue gli oppositori in esilio per assassinarli, che opprime il popolo russo e le minoranze nazionali, che usa i soldati di leva come carne da macello, che arresta e tortura dissidenti, minoranze sessuali e femministe; che opera in Africa con bande di mercenari e assassini spietati, usate per colpi di stato e per formare i pretoriani delle peggiori dittature.

Con questo regime, Trump e Vance vogliono un accordo di spartizione per aree di influenza, per una – si dice – nuova Yalta. Ma non è così: Yalta fu il risultato di un’alleanza di guerra che stava ottenendo la vittoria sulla Germania nazista e sul Giappone, un’alleanza temporanea tra le democrazie e uno Stato totalitario come la Russia di Stalin resa necessaria in quella realtà storica per poter concentrare le forze per la sconfitta del nazifascismo. Non si poteva certo condurre la lotta contro i due totalitarismi contemporaneamente. Quindi si trovavano sullo stesso fronte chi voleva sostituire la libertà al totalitarismo nazista, e chi voleva sostituire un totalitarismo con un altro. E prima di questa alleanza, i due totalitarismi tedeschi e sovietico si erano comportati come gemelli, erano alleati strategici nel patto Hitler-Stalin che ha comportato l’invasione congiunta della Polonia e la sua spartizione, la sfilata congiunta della Wehrmacht e dell’Armata Rossa a Brest Litovsk. Fu così favorita la prima fase della Shoah, quella delle fucilazioni prima delle camere a gas, mentre nazisti e sovietici si scambiavano reciproche esperienze concentrazionarie lager/gulag e prigionieri. L’alleanza rosso-bruna era fondata sulla comune natura totalitaria e la comune ideologia anti-occidentale.

Il negoziato Trump-Putin sarà molto peggio di una ipotetica nuova Yalta, perché l’imperialismo terrorista islamico, le autocrazie e le dittature non sono state sconfitte, anzi vengono favorite. Trump e Vance sono prigionieri di una sfrenata demagogia populista opposta a ogni principio di realtà, senso di verità, valori liberali, democratici, umanisti e religiosi. Chiusi in un piccolo, gretto realismo, tra navigazione a vista e calcoli meschini, in opposizione sia a un grande realismo sia ai valori.

Il populismo sarà pure popolare per calcolo numerico ma è, in modo profondo e strutturale, anti-popolare, perché concepisce un popolo-bue e odia un popolo cosciente, perché si riduce al livello infimo della “comunicazione di pancia”, istintuale, infantile, presentista, si oppone alla conoscenza necessaria alla deliberazione e alla libertà di scelta.


Risulta micidiale, nella folle inversione tra il calcolo economico e la geopolitica: cioè Trump applica il calcolo politico in economia e il calcolo economico in politica. Commercializza la politica e politicizza il commercio, due macro-errori fatali che conducono all’orrore. Con il primo criterio si rende la potenza USA un’impotenza politico-militare, diventa debole nella trattativa, sterilizza la difesa e sbaglia pure la diplomazia (triviali talk-show al posto di negoziati a porte chiuse). Con il secondo uccide il libero mercato e il libero scambio, cioè là dove il calcolo economico è invece naturale, indispensabile e giusto. Vedi l’analisi della scuola austriaca di Hayek e Mises sulla centralità del calcolo economico e gli esiti catastrofici e disumani della sua assenza, dalla pianificazione sovietica che ha generato fame, gelo e terrore, ai piani di guerra di Hitler, ultra-distruttivi e devastanti della stessa economia tedesca, oltre le rapine nei territori invasi.
Trump abolisce il libero scambio, dove l’estremo dinamismo economico e tecnico-scientifico degli Stati Uniti dà il meglio di sé, e impone la guerra commerciale che non danneggia solo gli avversari ma la stessa economia americana.

Ancora più grave e catastrofica è l’inversione delle ragioni della pace e della guerra. Il populismo sfrenato, cieco, anti-elitario e anti-popolare, distrugge all’unisono le ragioni essenziali e necessarie della fermezza, della deterrenza e della difesa efficace che sono vitali contro l’assalto del fronte autocratico, totalitario, terrorista di Russia, Cina, Iran e nazi-islamismo.
Solo un’azione di questo tipo può creare una base solida di una prospettiva di pace e di una stessa diplomazia efficace, fondata sul realismo e sui valori di libertà e vita umana. La pace è veramente tale se implica una cultura della pace, reali e visibili condotte di pace, relazioni internazionali nel diritto internazionale, capitolazione degli aggressori/invasori, eliminazione del terrorismo genocida.
Al contrario, vogliono la schiavitù e la chiamano pace. Ma la pace dei cimiteri incentiva le guerre di aggressione e gli atti terroristi, incoraggia i tiranni e i crimini di guerra. Ogni resa delle forze di libertà e indipendenza è nemica della pace e incubatrice di guerre più estese, distruttive, disumane.
I pacifisti sono servi della guerra, e i guerrieri della libertà sono uomini di pace, per essa combattono e danno la vita.
L’inversione dei termini e dei valori di pace e di guerra disgrega e avvelena l’Occidente, mentre le autocrazie e i totalitarismi all’offensiva se ne avvantaggiano. Solo se il diritto e il dovere della libertà e della dignità umana detiene un suo primato nella società, nel cuore e nella mente di uomini e donne, come primato indiscusso, radicato, sentito, venerato, e se per questo si è disposti a combattere e a dare la vita, potrà esserci una barriera di salvezza. Proprio per amore della vita, della sua sacralità, alll’opposto del martirio degli shaid, che è invece il primato della cultura della morte.
Invece prevale la sottocultura della paura, la demagogia pacifista di una illusoria “tranquillità domestica”, il calcolo elettorale gretto, una demagogia che demonizza e isola Israele e l’Ucraina proprio perché queste nazioni incarnano valori e identità forti.

Con un tremendo ritardo, cominciamo a renderci conto che la difesa e i suoi costi necessari sono della misura del 5%, assai lontani dalla miserabile voce di spesa attuale. Scelta obbligata dalla situazione attuale, dal tradimento di Trump, dalla rottura dell’atlantismo e dalla necessità di procedere con coraggio su una nuova strada autonoma, per amore della libertà democratica, incuranti delle urla irate e dei piagnistei dei “pacifisti”, tanto ipocriti quanto servili verso i signori della guerra.
O lo facciamo, e presto, o verremo travolti. Il disordine globale, qui e ora, è disperato e disperante, per il regresso delle democrazie di fronte all’offensiva autocratica.
Per ragioni autonome, e per il voltafaccia e il tradimento della presidenza Trump in un isolazionismo a tendenza suicida, l’Unione Europea si deve risvegliare, superare velocemente le sue strutture di centralismo burocratico, regolamentazione asfissiante, protezionismo, vuoto di politica estera e difesa comune. Con Israele isolato e demonizzato, la diffusione di massa del politicamente corretto pacifista a metà strada tra l’essere una quinta colonna degli aggressori e un agire da utili idioti, un terrorismo dinamico impunito. Se vediamo le cose nell’immediato e in modo statico, quel che resta del mondo libero si trova nell’ora terribile del coltello nel burro. Ma proprio il pericolo estremo può suscitare il risveglio, da un istinto di sopravvivenza alla consapevolezza dell’alto rischio della fine di un’intera civiltà.

(David Ben Gurion)

Nell’ora più buia si deve accendere la lampada di una spes contra spem. Quel che Ben Gurion diceva per Israele (“Per essere realisti in Terra di Israele bisogna credere nei miracoli”) dovrebbe finalmente verificarsi per una rinascita europea. Per passare veloci da una Europa sonnambula e paralizzata a una riscossa, possono valere le proposte di Stefano Magni (“Atlantico Quotidiano”, 4 marzo) che ci sembrano plausibili, o almeno una utile e proficua base. Cinque punti:
1) pace con il Regno Unito, superare la Brexit55 per una difesa comune
2) morte al Green Deal, per rendere la difesa una assoluta priorità
3) industria bellica: comprare armi americane finché possibile
4) nell’ambito della NATO, una divisione del lavoro tra paesi di prima linea con una solida preparazione di difesa territoriale, leva di massa e difesa civile; poi una seconda schiera con eserciti professionali ed armi ad alta tecnologia, pronti a intervenire nel territorio minacciato
5) deterrenza nucleare. Superare il punto debole dell’Europa: oggi, senza USA il deterrente nucleare non esiste; quindi, produzione europea di armi tattiche a corto raggio in modo da poter affrontare ogni livello di escalation.

A queste proposte, ci sentiamo di aggiungere: unità antiterrorista tra polizie e settori della difesa, tra Unione Europea e Israele per la difesa dello Stato ebraico.

Nella triviale aggressione verbale a Zelensky, Trump ha superato ogni limite accusandolo di essere colpevole di volere una terza guerra mondiale. È vero il contrario, come fu per lo scatenamento nazista della seconda guerra mondiale sarà invece la capitolazione e la schiavitù dei popoli a favorire l’alto rischio di una terza guerra mondiale.
Non ci rassegniamo davanti ai tiranni e ai traditori della libertà. Agiamo per l’unità occidentale, per i valori di civiltà.

*Presidente Gruppo Sionistico della Campania

2 thoughts on “Putin, Trump e la lezione di Ben Gurion

  1. Discordo totalmente, il vero cialtrone arrogante è stato il ballerino cocainomane dittatore. D’altra parte perché mai i taxpayiers americani dovrebbero continuare a dissanguarsi per mandare armi e soldi in Ucraina? E quando Trump anni fa chiese a Zelenski di Burisma come fu trattato da costui? Lo sa sig. Cardellicchio o no?

  2. Buongiorno Elio. Al netto che dare del cocainomane a chiunque non è certo una bella cosa (le prove?, e se anche fosse? Sa quanti cocainomani ci sono al potere al mondo?) ogni opinione è bene accetta e legittima. Se tutti i lettori di Italia Israele fossero sulla stessa linea sa che noia mortale?. Grazie per il commento (al netto del cocainomane)
    Giuseppe Crimaldi

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