Alla c.a. del Presidente della Repubblica
On. Sergio Mattarella
Palazzo del Quirinale 00124
Cagliari 07/3/2024
Gentilissimo signor Presidente,
Le scrivo per metterla al corrente di un fatto gravissimo accaduto all’interno dell’Università
degli Studi di Cagliari a seguito della recente delibera, votata all’unanimità dal Senato
accademico, compresi i rappresentanti degli studenti tranne uno, che ha rigettato una
mozione, della quale pur non condividendo il contenuto scelgo di non commentare,
presentata da un gruppo di studenti che chiedeva fosse interrotto ogni collegamento e
progetto scientifico e culturale con le Università israeliane.
Il Senato accademico ha argomentato con sagge parole e ragionamenti l’irricevibilità di
quel testo, esprimendo un alto messaggio di cultura, apertura e speranza di pace nei
riguardi di un conflitto doloroso e di difficile soluzione, ma che trova nel rapporto
costruttivo e fecondo dell’Università di Cagliari con le Università, Centri di ricerca ed
Istituzioni culturali Israeliane come di altri Stati democratici, uno strumento di
collegamento fra i popoli e un incentivo alla soluzione di conflitti e di costruzione di un
mondo di pace.
Nelle notti successive però è stato affisso all’interno dell’Università cagliaritana un
manifesto anonimo e altamente offensivo per i nominati, che allego affinché ne possa
valutare tutta la carica d’odio e violenza, del quale non commento il contenuto pur non
condividendolo radicalmente perché più importante della mia opinione desidero
sottolinearne la natura di vera e propria lista di proscrizione con nomi e cognomi di tutti i
componenti del Senato accademico, ad iniziare dal Rettore Prof. Francesco Mola
compresi i tre studenti che hanno votato contro la mozione.
Con grande preoccupazione ricordo prima a me stesso che le liste di proscrizione,
sopratutto se anonime, nella lunga e travagliata storia della nostra civiltà, miravano
nell’antica Roma alla sommaria messa fuori legge dei nominati consentendo che fossero
messi all’indice, indicandoli con nome e cognome su manifestini e pezzi di coccio distribuiti
nelle strade, affinché chiunque si sentisse libero di depredarli, fare violenza e anche
uccidere impunemente.
Signor Presidente,
ho un’età che mi consente di ricordare analoghe liste di proscrizione diffuse all’inizio dei
terribili anni di piombo e che indicavano anche allora per nome e cognome coloro che
divennero vittime innocenti da malmenare, gambizzare ed anche assassinare, complice
una iniziale sottovalutazione del clima estremistico e di pesanti intimidazioni, minacce e
violenze nelle Università di allora e ricordo quanto fu difficile venirne a capo a costo di
grandi sacrifici e impegno della nostra società democratica.
Alcuni professori e studenti dell’Università di Cagliari, iscritti all’Associazione Chenàbura-
sardos pro Israele che mi onoro di presiedere, ci hanno espresso recentemente la loro
preoccupazione, la paura, la difficoltà a portare avanti iniziative, progetti, convegni,
seminari il cui contenuto in qualche modo sia riferibile ad Israele e alla cultura ebraica con
esperti, relatori ed ospiti israeliani ed ebrei, a causa del clima di un emergente
antisemitismo e nel timore che qualche minoritaria squadra di esagitati, come già
accaduto, possa fare irruzione durante i lavori e che con la scusa di manifestare il proprio
pensiero limitino invece quello degli altri o peggio ancora possano esercitare intimidazione
e violenza.
Gli stessi professori e studenti, alcuni di origine ebraica e israeliana, hanno iniziato a
dismettere simboli ed elementi di vestiario che possano ricordare la propria legittima
cultura ed identità per timori di poter essere obbiettivo di prepotenze e violenze, che non
capitavano più da tantissimi anni e che ricordano periodi passati e che tutti avremmo
voluto dimenticare;
atti sottolineo che possono essere compiuti impunemente anche per la mancanza di
sistemi di sorveglianza moderni come telecamere ed altro all’interno dell’Università e che
potrebbero almeno dissuadere una minoranza iperattiva e intollerante dal riempire di
scritte antisemite e commettere gravi atti di vandalismo e intimidazione come quelli
accaduti di recente quando é stato deturpato con scritte antisemite e vernice rosso sangue
l’ingresso del Rettorato dell’Università di Cagliari, fatto che ha scandalizzato la Città di
Cagliari e la Sardegna tutta sempre immune da atti e sentimenti antisemiti e che sente
l’eredità ebraica, come ben espresse Emilio Lussu dall’esilio a Parigi nel suo articolo
pubblicato nel numero 41 del 1938 del giornale Giustizia e Libertà stigmatizzando le leggi
razziali, come parte integrante della propria identità collettiva di Regione ad Autonomia
speciale e Minoranza linguistica storica, che vede a poco a poco il ricostituirsi della
propria Comunità ebraica ad oltre mezzo millennio dalla sua cacciata nel 1492.
Signor Presidente, mi rivolgo a Lei che è garante della nostra Costituzione, della nostra
democrazia, delle libertà individuali e di gruppo e in particolare della libertà di espressione
e di riunione di tutti i cittadini, con fiducia affinché intervenga valutando quanto con
rispetto Le sto comunicando e faccia il possibile affinché non si ripeta, al fine di non far
sentire i cittadini indifesi nei riguardi di un antisemitismo palese e anonimo certamente
intriso di contenuti che evocano intolleranza e violenza.
Il Presidente dell’Associazione Chenàbura-sardos pro Israele
Mario Carboni