Quanto ci manca Marco Pannella

Ieri ci chiedevamo chi sono i veri amici d’Israele. In realtà la domanda si sarebbe dovuta formulare in questo modo: “chi sono ANCORA i veri amici d’Israele? E ci è venuto improvvisamente in mente, con un inevitabile sospiro di nostalgia, il Marco Pannella combattente per le libertà individuali, per l’affermazione dei diritti civili, e fiero sostenitore di Israele.
Nell’attuale panorama politico italiano non vediamo personaggi della statura di Pannella. E mai come oggi sarà il caso di non dimenticare, di ricordare che il leader dei Radicali italiani fu tra i primi a proporre l’allargamento dei confini dell’Unione Europea a Israele.
Per questo siamo andati a ricercare un memorabile intervento firmato da Pannella sul Corriere della Sera del 22 agosto 2006.
Quello che segue è un estratto, il cuore di quell’articolo. In tanti dovrebbero rileggerlo alla vigilia della tornata elettorale per le Europee:
“… L’annunciato sisma bellico mediorientale è propagandato ufficialmente a livello di Stati come l’Iran, e dalla componente più “prestigiosa” e potente del complesso Sistema terroristico che sta dilagando e rafforzandosi nel mondo: l’Iran, gli Hezbollah, Bin Laden. La guerra è già ufficialmente in corso con l’obiettivo propagandato di colpire a morte ed eliminare dal Medio Oriente lo Stato e il popolo di Israele. Ma questa guerra è per loro in realtà l’occasione, lo strumento per realizzare il rivoluzionamento distruttivo dell’ordine (o disordine che sia) internazionale esistente, quale affermatosi dalla fine degli anni Ottanta nel mondo.
L’esistenza isolata dello Stato nazionale di Israele, la sua sovranità sullo 0,2 per cento del territorio del Medio Oriente, favorisce una strategia volta a realizzare un potere totalitario-islamista, almeno e per cominciare su quello spazio. L’obiettivo è quello di distruggere ogni rapporto con il mondo moderno che non sia quello di dominare o sottomettere anche ogni regime “moderato”, accusato di debolezza corruttrice, sospettato di virtuali tolleranze ed evoluzioni laiche e democratiche delle loro società. Apice di una storia antimoderna o suo colpo di coda?
Nel contesto del Grande Satyagraha, l’obiettivo di Israele nella Ue, della sua conversione diventa, quindi, fortemente strumentale per la politica di pace come alternativa all’imminente per noi probabile guerra. Alla sovranità limitata di già propria agli altri 25 Stati membri dell’Ue, sicché, questo obiettivo, da trent’anni proprio del Partito Radicale Transnazionale, potrebbe costituire anche proprio di forze politiche tradizionalmente ostili, tanto quanto noi siamo stati e siamo favorevoli, ad Israele. Infatti, anche costoro potranno meglio considerare che le condizioni per far parte dell’Unione europea sono quelle tassativamente oltre che democratiche d’ispirazione e metodologia pacifiche. Israele, parte di un’Unione europea di oltre mezzo miliardo di persone, potrebbe essere indubbiamente più disponibile e interessata sia a rinunce territoriali sia a rapporti politici istituzionali ed economici radicalmente nuovi con libanesi democratici, con uno Stato democratico palestinese, con l’intero Medio Oriente.
Sin d’ora il Satyagraha per la Pace propone una riflessione all’Ue, istituzione parlamentare inclusa: se entro cento giorni Bruxelles e Israele decidessero di iniziare un negoziato volto all’ingresso nella Ue di Israele, con procedura straordinaria quanto a tempi di un suo successo o di un suo fallimento, un masso sarebbe lanciato in uno stagno mefitico e dalle esalazioni letali, erede, anziché superamento definitivo, del mondo e dell’Europa degli anni della Shoah. Le motivazioni, gli obiettivi per scatenare la guerra mediorientale diverrebbero manifestamente indeboliti, più che dubbia la sua convenienza ed il suo esito. E faciliterebbe il naturale e auspicato divorzio fra quanti si oppongono alla politica di Israele ma sono disponibili a difenderne il diritto all’esistenza e la dignità, e quanti – invece – perseguono con strategie terroristiche l’obiettivo di instaurare ovunque regimi totalitari islamici in luogo di regimi anche “moderati” che siano suscettibili di richiamarsi ai valori fondanti della civiltà moderna, iscritti nelle Carte e Dichiarazioni costitutive dell’Onu e della Comunità internazionale.

Corriere della Sera del 22 agosto 2006

Allargare fino a Israele i confini dell’Unione europea non è un’idea che nasce dal nulla. Marco Pannella ha portato avanti questa battaglia per oltre vent’anni. “I confini di Israele possono essere i confini degli Stati Uniti d’Europa (e del Mediterraneo). I cittadini d’Israele possono essere i cittadini degli Stati Uniti d’Europa, della Comunità Europea”, iniziava così l’articolo pubblicato nel 1988 da Marco Pannella sul Jerusalem Post. Il leader dei Radicali aveva comprato degli spazi su alcuni quotidiani israeliani per diffondere il suo manifesto in occasione del primo Consiglio federale del Partito radicale transnazionale a Gerusalemme. Nel 2006, l’appello è stato rinnovato: “Israele nell’Ue è naturale ricongiungimento, premessa dell’auspicabile ricongiungimento europeo, mediterraneo: con Turchia, con Giordania, Palestina e Libano democratici, fino al Maghreb, al Marocco…”.

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