Palestina all’Onu: l’ineffabile doppiezza italiana

La Palestina entra come membro di diritto all’Onu (ma senza diritto di voto. Alleluja: esultano le masse propal, i corifei della pace a senso unico modello Francesca Albanese e Moni Ovadia; si levano alti i peana di gloria ad Antonio Guterres dei democratici e progressisti dell’universo mond. E soprattutto, sotto un ghigno demoniaco, si frega le mani soprattutto Hamas, che l’Onu fino a oggi si è rifiutata di definire un’organizzazione terrorista.

L’Assemblea generale riunita venerdì 10 maggio ha approvato – con 143 voti a favore, 9 contrari e 25 astenuti – una risoluzione che riconosce la Palestina come qualificata per diventare membro a pieno titolo delle Nazioni Unite. Indovinate (senza sforzarvi più di tanto però) tra i 25 astenuti chi c’era? Ma certo: l’Italia. Se le astensioni valessero 3 punti, come in tutti i campionati di calcio ufficiali del mondo, allora vinceremmo lo scudetto senza concorrenza.

Vogliamo essere rispettosi delle istituzioni, ma ci poniamo seriamente qualche dubbio leggendo le parole del nostro ministro degli Esteri: «Guidiamo il G7, abbiamo quindi assunto una posizione di grande equilibrio con i paesi che ne fanno parte… Qualcuno ha votato no, qualcuno ha votato sì, la maggioranza si è astenuta, abbiamo ritenuto di astenerci sapendo che il testo, che non è vincolante, sarebbe stato approvato». Come a dire: volemose bene, tanto anche se avessimo votato contro nulla sarebbe cambiato. E’ l’italico vizio italiano del ponziopilatismo. Aveva ragione Winston Churchill quando diceva (non sena una punta di albionico disprezzo) che gli italiani perdono le partite di calcio come se fossero guerre e perdono le guerre come se fossero partite di calcio; e bene ha fatto l’ambasciatore israeliano all’Onu a stracciare simbolicamente in un tritacarte lo statuto dell’organismo sovranazionale più inutile, costoso e fazioso che ci sia. Ma che significa: «Abbiamo ritenuto di astenerci sapendo che il testo sarebbe stato approvato?». Seguendo questo ragionamento allora a che serve dare aiuti all’Ucraina se sappiamo già che Putin vincerà la guerra? O anche: che trattiamo a fare con i tagliagole palestinesi per il rilascio degli ostaggi se sappiamo che la maggioranza di loro è già morta?

Dicevamo di Hamas. «Consideriamo questa risoluzione – ha scritto la fazione islamica su Telegram – un riconoscimento della necessità che il nostro popolo palestinese ottenga i propri diritti legittimi e un’affermazione della cooperazione internazionale, a fronte della volontà Usa di sostenere la guerra di annientamento condotta contro di lui. Chiediamo ai Paesi liberi del mondo di intensificare i loro sforzi e di fornire tutti i mezzi di assistenza e sostegno al nostro popolo palestinese».
E mentre l’inutile sproloquio andava in scena al Palazzo di Vetro, da Rafah ricominciava la pioggia di razzi contro le città israeliane del sud. Complimenti a tutti.

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