Il grande androne del Palazzo universitario si è trasformato in moschea e un momento di preghiera è diventato un invito a lottare contro lo stato ebraico. Lettera contro l’uso politico della fede e contro l’uso degli spazi universitari per indurre alla violenza

lettera aperta della professoressa Daniela Santus*

Gentile Imam Brahim Baya,

as-salāmu ʿalaykum.

Non so se sia stato il Magnifico Rettore a invitarLa in Università o se abbia tenuto il Suo sermone a Torino nella sede di Palazzo Nuovo su richiesta di qualche docente. Non è questo il problema. Sono dell’idea che un momento di preghiera – soprattutto all’interno di un luogo laico per eccellenza – avrebbe potuto avere un impatto significativo solo se alla presenza, per lo meno di alcuni, dei rappresentanti delle tre fedi monoteistiche: un imam conservatore (Lei), un imam progressista (Yahya Pallavicini, ad esempio), un sacerdote cattolico, un pastore protestante, un rabbino ortodosso e un rabbino riformato.

Ad ogni modo non è stato così e lo scorso venerdì il grande androne del Palazzo universitario si è trasformato in moschea con tanto di preghiere e benedizioni in arabo, sermone in italiano e intervento in inglese di un giovane arabo. Si è parlato di jihad compiuto da donne, uomini e bambini, ognuno secondo le sue capacità, si è parlato di lotta di liberazione che sarebbe cominciata dal primo momento in cui i “sionisti” hanno calpestato quella terra benedetta: prima ancora della nakba!

Mi occupo di geografia della religione e ho grande rispetto delle tradizioni religiose, per cui ho ascoltato con attenzione il suo sermone. Tuttavia mi hanno colpito alcuni passaggi, soprattutto quelli in cui lei chiede un jihad per riparare le ingiustizie usando “le mani” per lottare in favore dei palestinesi oppressi. Lei non nomina mai Israele e così, all’inizio, ho pensato intendesse rivolgersi alla lotta contro Hamas che, dal momento della sua elezione, rende miserrima la vita dei palestinesi della Striscia. Poi però prende la parola un giovane che, in inglese, cita la Palestina occupata da liberare. Lei, gentile imam – che fa grande lavoro nell’esportare la conoscenza dell’islam anche tra i bimbi delle scuole primarie, tutto ben documentato dalla Sua pagina FB – non si dissocia da queste parole. D’altra parte è evidente, anche ascoltando il Suo intervento al Salone del Libro, che è d’accordo. La lotta “con le mani” non intende indirizzarla contro Hamas, bensì contro gli ebrei d’Israele in quella terra che definite occupata. E, dal momento che la Striscia non è più occupata dal 2005, è evidente che – in Università – il sermone stesse invitando niente meno che a lottare contro Israele. Ritiene fosse il luogo adatto?

Da qui le mie domande. Com’è noto, il Corano che è giunto a noi è quello derivante dalla vulgata di Uthman e, di conseguenza, proprio come già nei Vangeli (redatti diverse decine d’anni dopo l’accadimento dei fatti descritti), non potremo mai conoscere il vero messaggio che Mohammad, profeta dell’islam, ha trasmesso ai suoi fedeli sulla base della tradizione della rivelazione. Però, anche basandoci sulla vulgata di Uthman, non posso non notare alcuni versetti che riporto:

“O mio popolo [gli ebrei], entra nella Terra Santa che Dio ti ha destinato” (Corano 5: 21, Sura al-Ma’ida)

“E in seguito abbiamo detto ai figli d’Israele: dimorate al sicuro nella Terra Promessa” (Corano 17: 104, Sura al-Isra)

Indipendentemente dalle note politiche di interpretazione del testo, le parole sono nette. La tradizione islamica, attraverso la comunicazione tra l’angelo Jibril e Mohammad, aveva ben chiaro che esisteva una terra promessa da Dio ai figli d’Israele. Non appare dunque quasi blasfemo negare quella promessa e incitare alla lotta contro l’occupazione? Soprattutto, perché non si sono mai uditi simili proclami quando le terre palestinesi erano occupate da Egitto e Giordania tra il 1949 e il 1967? Dunque, qual è il significato di occupazione? Non sarebbe più nello spirito del Corano – che riconosce l’esistenza della Terra per i figli d’Israele – invitare alla pace tra i popoli e alla costruzione di due Stati? Oltretutto si tratterebbe di un ulteriore Stato palestinese (oltre alla Giordania, che per più del 70% della sua popolazione è palestinese e la cui regina è palestinese) accanto allo Stato d’Israele che, di fatto, è già uno Stato misto arabo-ebraico. La Striscia non era più occupata da diciotto anni, perché dunque è stato possibile il 7 ottobre? Sono certa che Lei convenga con me che, senza il 7 ottobre, non ci sarebbe stata guerra. Però mi piacerebbe conoscere il Suo pensiero su questo. Non dovrebbe essere compito di imam illuminati lavorare per la pace invece che presentare ai fedeli una lettura incompiuta e decontestualizzata del Testo Sacro?

Perché incitare alle divisioni e alla “lotta con le mani” invece che predicare quella tolleranza che sta alla base dello stesso Corano?

Nel testo coranico e tra gli hadith, se presi singolarmente e con ambigua interpretazione letterale, ci sono più di 400 versetti dedicati ai cosiddetti infedeli: essi, da abili commentatori, vengono fatti apparire come disumanizzati, compagni di Satana e perversi, da combattere sino a che l’islam non resti la sola religione al mondo, da bastonare, da terrorizzare, da uccidere, da crocifiggere, da punire e da espellere. Gli islamici, secondo questa lettura, dovranno essere in guerra perenne nei confronti degli infedeli, ovvero contro i politeisti, i cristiani e gli ebrei. Dal momento che, secondo questi apologeti del terrore, è un preciso dovere islamico conquistare il mondo e imporre la Shari’a all’umanità, l’assenza di pace nel mondo è da imputare esclusivamente agli infedeli che rifiutano la sottomissione.

Non sorprende che a suggerire una simile lettura siano proprio coloro i quali desiderano uno scontro perenne. Anche lei, gentile imam, è di questa idea?

Restando sul tema dei Territori Palestinesi, in un sermone dell’agosto 2001 (un anno dopo il rifiuto da parte di Arafat di far nascere uno Stato palestinese con gli accordi di Camp David, sotto gli auspici di Bill Clinton), il funzionario dell’Autorità palestinese Ibrahim Madhi, imam della moschea di Gaza Sheikh Ijlin, aveva dichiarato: “Le lance devono essere dirette contro gli ebrei, i nemici di Allah, la nazione maledetta nel Corano. Allah li ha descritti come scimmie e maiali, adoratori di vitelli, idolatri…”. Successivamente, nei giorni degli attacchi contro Israele al confine con Gaza iniziati nel marzo 2018, un imam ha pronunciato un sermone in cui ha affermato che la “terra benedetta” veniva calpestata dai maledetti discendenti di scimmie e maiali. Cosa può dunque pensare un credente, magari illetterato, che ascolta simili sermoni?

Certo, lei mi potrà rispondere che è scritto nel Corano: “Siete delle scimmie repellenti” (Corano 2: 65). Eppure basterebbe leggere il testo per intero per scoprire che il Testo Sacro fa semplicemente riferimento ai trasgressori del sabato:

“E quando Mosè chiese dell’acqua per il suo popolo dicemmo: ‘Colpisci la roccia con il tuo bastone’, e di colpo sgorgarono dodici sorgenti, ed ogni tribù seppe dove abbeverarsi. ‘Mangiate e bevete di quel che Dio elargisce; non seminate il disordine sulla terra come gli sregolati’. E quando diceste: ‘Mosè, noi non possiamo più sopportare un alimento unico. Prega per noi il tuo Signore perché faccia uscire per noi dalla terra legumi, cetrioli, aglio, lenticchie e cipolle’. Disse: ‘Volete cambiare ciò che è meglio con ciò che è meno buono? Tornate allora in Egitto, vi troverete certo quel che chiedete’. Furono colpiti da avvilimento e povertà, ed incorsero nella collera di Dio. Questo perché non credevano nei segni di Dio e uccidevano senza diritto i profeti. Questo perché disobbedivano e trasgredivano. Certo: quelli che hanno creduto, quelli che praticano l’ebraismo, i cristiani, i sabei, chiunque ha creduto in Dio e nel Giorno Ultimo e compie opera buona, avranno la loro ricompensa presso il Signore. Per loro nessun timore, e non verranno afflitti. E quando abbiamo accolto la vostra alleanza e innalzato il Monte su di voi: ‘Mantenete fermamente quel che vi abbiamo dato e rammentatevi il suo contenuto’. Potevate essere fedeli. Poi avete voltato le spalle, e senza la grazia di Dio su di voi e la Sua misericordia certo sareste stati tra i perdenti. Avete di sicuro conosciuto quelli, dei vostri, che trasgredirono il sabato, Ebbene, dicemmo loro: Siete delle scimmie repellenti” (Corano 2, 60-65).

La differenza di significato è sorprendente, mentre il versetto preso da solo pare offrire un giudizio molto duro nei confronti degli ebrei, inserendo le parole nel loro contesto è evidente che Mohammad non intendesse riferirsi agli ebrei in generale, ma soltanto a quanti tra il popolo ebraico non rispettavano uno dei punti cardine della fede: il sabato (shabbat in ebraico).

Anche in un altro passo è scritto: “Egli ha fatto delle scimmie e dei maiali” (Corano 5, 60). Ma vorrei riflettere con Lei, che è imam, per capire se davvero sono io a capire male o se è l’uso politico della fede a distorcere il significato. La quinta sura, da cui è tratto questo versetto si intitola “La Tavola” e, tra le varie tematiche trattate, affronta quella della purità del cibo affermando che “Vi sono permessi i buoni cibi, vi è permesso il cibo della gente del Libro” (Corano 5, 5), in altre parole il Profeta autorizza i musulmani a consumare il cibo di ebrei e cristiani. Come potrebbe, pochi versetti dopo, paragonare gli ebrei ai maiali? Se avesse inteso questo, per certo avrebbe fatto divieto di consumare il cibo preparato dagli ebrei! Leggiamo allora il testo ampliando il contesto.

“Credenti, fra quelli ai quali è stato dato il Libro prima di voi e fra i miscredenti non abbiate come alleati quelli che considerano gioco e burla la vostra religione. Temete Dio, se siete credenti. E quando fate il richiamo per la preghiera, lo prendono come scherzo e gioco. Sono genti che non ragionano. Dì: ‘O genti del Libro. Ci rimproverate perché crediamo in Dio, in ciò che è stato fatto scendere a noi e in ciò che è stato fatto scendere in precedenza? La maggior parte di voi è perversa.’ Dì: ‘Posso informarvi su ciò che vi è di peggio, come retribuzione di Dio? Colui che Dio ha maledetto, colui che è incorso nella Sua collera, e coloro di cui Egli ha fatto delle scimmie, dei maiali e anche chi ha adorato Taghut, quelli avranno il posto peggiore e andranno errando dalla retta via” (Corano 5, 59-60).

La strumentalizzazione insita nell’estrarre versetti privi di contesto è evidente.

Ora, dal momento che ho troppo rispetto per chi crede – indipendentemente dalla fede – penso di potermi rivolgere a Lei affinché non si presti all’uso della strumentalizzazione della “Palestina occupata” per accrescere l’odio. Soprattutto penso sia poco corretto adoperare gli spazi universitari per indurre alla violenza. Nelle nostre aule non si viene per apprendere a “lottare con le mani”, ma per adoperare l’intelletto e migliorare l’umanità. Questo è il momento di gettare acqua sul fuoco, eventualmente di sottolineare le similitudini tra le genti e le fedi; non è il momento di soffiare sulle braci e far divampare incendi. È il momento di dire la verità: di spiegare chi è Hamas, cosa fa ai palestinesi, cosa ha fatto il 7 ottobre. Se non altro per il rispetto che sono certa porti alla Sua stessa fede che non accetta la violenza sadica su donne, uomini e bimbi, che non ammette il rapimento e la prigionia di infanti di pochi mesi. Denunci quello che è accaduto: sono certa che l’ascolteranno. E lasciamo la “lotta con le mani” a chi non sa adoperare il cuore.

(tratto da Il Foglio)

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