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Adesso spiegateci dov’è l’apartheid.

Se solo leggessero (ma loro non lo fanno, rinchiusi nella loro falsa ideologia), gli studenti propal (o prohamas?) che in queste ore infiammano di odio gli atenei italiani e tante scuole dovrebbero rispondere alla domanda nel titolo. Partendo, magari, dalla professoressa Mona Maroun, nominata preside dell’Università di Haifa, diventando la prima donna araba in Israele ad assumere questo ruolo.

(Mona Maroun)
La professoressa Mona Maroun è residente nella città di Isfiya e appartiene alla comunità cristiana maronita. Ma è araba. È una ricercatrice di fama mondiale nel campo delle scienze del cervello e del disturbo post-traumatico da stress e ricopre attualmente la carica di Vicepresidente per gli Affari della Ricerca. Maroun ha aperto la strada alle donne della sua comunità. È stata la prima del suo villaggio, sul Monte Carmelo, a conseguire un dottorato di ricerca, la prima araba a conseguire un dottorato in neuroscienze e ora la prima araba a guidare un ateneo israeliano.

Se solo continuassero a imparare qualcosa, informandosi, quegli stessi odiatori travestiti da cadetti universitari dovrebbero poi sapere che il presidente della più grande banca israeliana è un arabo: si chiama Samer Haj-Yehia è infatti stato scelto per presiedere Bank Leumi.

(Salim Joubran)

Se soltanto volessero capire come stanno veramente le cose in Israele, e quanto siano calunniose le insinuazioni di Stato di apartheid veicolate da Amnesty International, dall’Onu e da altre organizzazioni “umanitarie” (dedite all’odio verso i sionisti), allora i suddetti studentelli con la kefyah dovrebbero poi sapere che della Corte Suprema di Israele ha fatto parte Salim Joubran, stimato magistrato palestinese, voce rappresentativa della minoranza araba, criticato e apprezzato dalla politica, scomparso nel marzo scorso a 76 anni.

E, giacché ci siamo, rispondete anche a questa domanda: è uno Stato di apartheid quello che non lapida le adultere, che non impicca gli omosessuali ai pali della luce come fanno l’Iran e Hamas, e che consente ai gay arabi di trovare rifugio in Israele? E’ apartheid anche consentire alle diversità, tutte, di convivere civilmente nella società? E’ apartheid anche il Gay Pride?

RSVP: e adesso rispondete. Ma dalle rape, si sa, non si cava mai sangue. E gli odiatori degli atenei – studenti, e con loro tanti docenti, purtroppo – o sono talmente aridi da non avere alcuna attinenza con il sapere, privi persino di quel briciolo di curiosità che dovrebbe essere una delle molle di ogni conoscenza; oppure sono intrisi di malafede allo stato puro. Come ha egregiamente scritto la professoressa Daniela Santus – “in Italia il dramma è la mancanza di curiosità scientifica: per questo si finisce col ripetere mantra, per certo aggregativi, ma del tutto privi di dubbi”. Complimenti a tutti.

5 thoughts on “Diteci, è questo il Paese dell’apartheid?

  1. Ottimo e straordinario articolo caro Giuseppe.
    Dovrebbe essere letto nelle classi dei vari licei e nelle aule e assemblee universitarie oltre che da una buona parte dei senato accademici.
    Condivido sulle pagine delle associazioni.

    1. Grazie Donata. Lo leggeremo in solitudine, loro resteranno nell’abisso della loro stessa deficienza

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